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Eventi | 21 novembre 2023, 16:27

Successo per il convegno per i 30 anni del Parco Nazionale Val Grande

L'evento si è tenuto il 18 novembre e ha visto la partecipazione di numerosi relatori ed esperti

Successo per il convegno per i 30 anni del Parco Nazionale Val Grande

Si è svolto sabato 18 novembre  il convegno per festeggiare i 30 anni del Parco Nazionale Val Grande, all’hotel-ristorante Il Chiostro di Verbania. Numerosi i relatori intervenuti per riflettere sulla strada fatta in questi trent’anni di Parco e su quella, lunga e piena di sfide, che ancora attende gli operatori del Parco e la comunità che risiede entro i suoi confini. In apertura, il commosso ricordo di Franca Olmi, primo presidente dell’Ente Parco e grande sostenitrice dello stesso, recentemente scomparsa.

“La Val Grande ha una storia particolare che va dalla guerra all’essere diventata un’area protetta e proprio da chi ha combattuto su queste montagne è nata la nostra Costituzione. All’inizio questo territorio è stato molto sfruttato, ma poi ripristinato e ora abbiamo grandi sfide davanti, a maggior ragione adesso che, a fronte di un allargamento, è rimasto invariato l’organico. Non saranno tutte rose e fiori e per questo motivo sarà necessario un lavoro di squadra e in sinergia con l’amministrazione provinciale e i Comuni, soprattutto quelli più grandi” ha detto in apertura il presidente Luigi Spadone. “Il Parco deve essere visto come un motore di sviluppo”, ha aggiunto, “Non deve essere visto solo come un vincolo e per fare questo si devono dare ai cittadini risposte rapide e certe, così da essere un Parco capace sia di tutelare l’ambiente, sia di aprirsi al turismo sostenibile”. 

Per Giuliano Tallone, dell’Università La Sapienza di Roma, che ha riflettuto sulla legge 394/91 e sul futuro dei parchi nel primo intervento tecnico, “la Rete Natura 2000 permette un approccio più elastico alla conservazione, ma rimane in gran parte non attuata sul territorio e chi la conosce la interpreta solo come un vincolo, in una gestione più che altro burocratica”. Tallone, inoltre, invoca una riconciliazione delle diverse visioni del rapporto uomo-natura. È stato inoltre toccato durante l’intervento il tema della carenza di organico nei parchi e della necessità di un innesto di esperienza e di professionalità negli stessi, come ricordato anche da Giuseppe Carlo Ricciardi (Università di Pavia) nel suo contributo sulla legge 394/91, “una legge che ci viene invidiata da molti Paesi europei per la conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale secondo tre pilastri: l’ambiente stesso, il paesaggio come elemento del patrimonio culturale e, infine, l’ambito urbanistico, cioè l’uso che si fa del territorio. Non bisogna dimenticarsi, infatti, che il Parco è composto essenzialmente dalla comunità che ne fa parte. Queste tre dimensioni” prosegue il giurista, “sono un tutt’uno, come risulta evidente nella visione del legislatore del 1991, a comporre una legge eccellente che oggi ha solo bisogno di essere attuata e di una fisiologica manutenzione, ma senza stravolgerla”. Tra gli obiettivi raggiunti dalla legge 394/91 l’aumento della superficie protetta, così come la riscoperta di queste stesse aree, e anche la gestione del territorio. 

A fare da cornice all’intervento di Claudia Bianca Ceffa (Università di Pavia) e a quello del ricercatore e storico Pierantonio Ragozza le parole di Piero Calamandrei: “Andate nelle montagne dove caddero i partigiani, lì è nata la Costituzione”. Ragozza ricorda come “la Val Grande ha nel suo Dna la Resistenza, era una sorta di santuario dei partigiani, con un forte appoggio anche da parte della comunità”. Giorgio Vacchiano dell’Università Statale di Milano e Antonia Santopietro, fondatrice del progetto Zest/Tellus Letteratura Ecologia Paesaggio, hanno invece dialogato sul concetto di wilderness, da sempre caposaldo ed elemento caratterizzante della Val Grande, la più grande area selvaggia delle Alpi. Inevitabile, però, parlare anche di cambiamento climatico, dove però “bisogna iniziare a parlare di azioni concrete risolutive, non più solo come paura e allarme. La conoscenza che possediamo oggi va trasferita nel campo delle soluzioni e di cosa possiamo fare, una riflessione sul mondo che vogliamo costruire”.

Per il dottore forestale Massimo Mattioli, “la Val Grande è un parco al contrario. Il suo fascino non sta nella ricerca delle tracce della natura sopravvissuta all’uomo, ma nella ricerca delle tracce dell’uomo nella natura. Sta qui il suo fascino. Oggi il bosco è diventato un non valore, non viene più percepito come qualcosa di prezioso, perché le persone non vanno più nei boschi, non lo si conosce”. Marco Giardino, Francesca Trotti e Tullio Bagnati, già direttore del Parco Nazionale Val Grande, hanno poi riflettuto e illustrato sia la rete dei Geoparchi sia il programma Mab (Man and Biosphere) dell’Unesco che coinvolgono la Val Grande.

Insieme all’accorato invito al rispetto del limite in montagna lanciato dalla guida alpina e scrittore Alberto Paleari, sono poi intervenuti Carmen Visconti e Federico Mazzoleni, guide ufficiali del Parco, raccontando la loro esperienza ed evidenziando l’importanza della figura della guida ambientale per una fruizione in sicurezza dei sentieri della Val Grande che, proprio per la sua wilderness ricordata sopra, rimane un territorio da non sfidare e da approcciare con conoscenza, allenamento e competenza, qualità che le guide del Parco possono garantire.

Il pomeriggio si è aperto con lo scrittore Paolo Crosa Lenz che ha individuato quelli che sono i valori della Val Grande: antropologico, naturalistico ed etico, ben rappresentato dalla resistenza a quei 20 giorni del rastrellamento nazi-fascista. Crosa Lenz ha ricordato Nino Chiovini, partigiano, scrittore, antropologo al quale è dedicato l’omonimo Parco Letterario.

Le parole consapevolezza, cultura e speranza sono state evidenziate anche dal Ten. Col. Andrea Baldi introducendo la videointervista al Gen. Stefano Dragani, il quale ha testimoniato, con la sua lunga esperienza di lavoro in missioni in Africa, la difficile ripresa post-bellica per il ripristino della biodiversità e delle reti ecosistemiche.

Tutti i partecipanti hanno poi potuto seguire con emozione l’intervento, in collegamento diretto da Kiev, del direttore della Riserva della Biosfera Desnyansky, Serhiy Kubrakov. Anche il lavoro delicato, lungo e costante di chi si occupa di conservazione della natura viene infatti compromesso in maniera determinante dalla guerra: contaminazione del suolo, incendi, distruzione di nidi e tane sono solo alcune delle conseguenze del conflitto. Le immagini del bombardamento degli uffici e delle sedi della riserva ucraina sono state osservate in un rispettoso silenzio dal pubblico e il presidente Luigi Spadone ha testimoniato a Serhiy Kubrakov la volontà di rimanere in contatto e collaborare in futuro auspicando di incontrarsi di persona appena possibile. 

È stato lo stesso presidente Luigi Spadone a condurre poi l’ultimo intervento dei rappresentanti dell’importante progetto ecomuseale delle “Terre di Mezzo” nato all’interno del progetto partecipato Comuniterrae. Durante l’intervento sono stati ricordati i traguardi raggiunti dalle comunità che si sono unite per riconoscersi e sviluppare quella consapevolezza dei propri valori, più volte descritti durante il convegno, in prima istanza negli abitanti stessi del territorio del Parco che divengono ambasciatori della propria identità. In questa direzione sono infatti stati ricordati tutti i progetti sviluppati all’interno di Comuniterrae tra cui i Comunitour, il trekking-cammino delle Terre di Mezzo e Terrazze di Vita. 

La giornata si è conclusa con l’emozionante consegna di riconoscimenti alle persone che hanno contribuito alla nascita e alla conoscenza del Parco. Si è iniziato proprio con chi ha contribuito in modo determinante a sviluppare quella riserva demaniale che diventò il cuore del futuro Parco Nazionale: il prof. Mario Pavan. Dopo la trasmissione di un filmato inedito della spedizione in Val Grande di Mario Pavan nel 1965, hanno ritirato la targa di benemerenza la figlia Gabriella e i nipoti del professore. I riconoscimenti sono poi proseguiti con la consegna della targa a Teresio Valsesia, convinto sostenitore della nascita del Parco e autore del famoso libro “Val Grande: ultimo paradiso” e Lidia Chiovini, figlia di Nino Chiovini. I figli Marta e Tazio hanno ritirato la targa dedicata a Erminio Ferrari, considerato da molti un cantore della Val Grande ed erede di Nino Chiovini. È stato onorato con la benemerenza anche Fernando Danini, appassionata guida alpina e attivo nella delegazione locale del Soccorso alpino della Valgrande. Infine, un momento partecipato e commosso nel ricordo di Franca Olmi con la consegna ai famigliari, da parte di una rappresentanza delle Donne del Parco, della targa di benemerenza.

I festeggiamenti proseguiranno con altri eventi da mercoledì 22 a domenica 26 novembre.

Mercoledì 22 novembre sarà una giornata dedicata alle scuole del territorio.

Giovedì 23 novembre alle 17.00 l’inaugurazione della mostra fotografica della Società di Scienze Naturali del Vco “Dall'Ossola al Ticino: racconti di biodiversità”. A seguire Giampiero Sammuri dialogherà con Marco De Ambrosis, giornalista, e presenterà il suo libro “Animali, uomini e parchi”. Dopo l'aperitivo, alle 20.30, proiezione del nuovo documentario istituzionale del Parco curato da Emanuele Caruso.

Venerdì 24 novembre, dalle 09.00 a Ornavasso si terrà una giornata interamente dedicata alle ricerche effettuate nell'area protetta, dalla nascita del Parco ad oggi. Gli studiosi si avvicenderanno nei racconti delle loro scoperte più significative.

Sabato 25 novembre a Malesco, nel pomeriggio, ingresso gratuito al Museo della Pietra Ollare con visite guidate a cura del conservatore del museo dottor Angelo Moro e delle guide del Parco e alla sera proiezione di tre docufilm girati nel Parco.

Domenica 26 novembre a Vogogna, dalle 14.00 alle 17.00, il Parco in festa tra Castello Visconteo e Villa Biraghi, sede del Parco Nazionale, con angoli animati dalle "Donne del Parco" (dimostrazione di antichi mestieri) e dalle guide ufficiali (attività di interpretazione ambientale presso il Geolab e il cortile della villa).

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