È stata una corsa contro il tempo quella di Chiara Fornara nelle primarie del Pd. Partita in ritardo, il 26 febbraio. Ed è per questo che s’è fermata all’ultimo miglio, a 114 voti dal vincitore, Riccardo Brezza. Questa, in sintesi, l’analisi della sconfitta della candidata.
Un’analisi dettagliata - 7 cartelle scritte - una sorta di congedo dagli amici che l’hanno supportata. A Brezza vanno gli auguri, la disponibilità nella campagna elettorale – quella vera in vista delle elezioni dell’8 e 9 giugno – ma anche qualche stoccata. Al vincitore rimprovera qualche eccesso polemico di troppo nell’euforia del giorno dopo. Ad esempio, l’insistenza sul “vento del cambiamento”, lo slogan della campagna di Brezza, che imporrebbe la necessità “di uscire dalla dimensione dell’arroganza, delle decisioni prese senza confronto”. Una critica implicita al decisionismo del sindaco Silvia Marchionini, che Fornara ringrazia insieme agli ex sindaci Aldo Reschigna e Claudio Zanotti, i cui contributi “per me restano un patrimonio.”
Al vincitore delle primarie riconosce: “Ha fatto presa il racconto ben comunicato che la novità fosse rappresentato da Riccardo”, quanto in realtà “è un giovane politico di lungo corso, inserito in tutti gli apparati di partito e che ha sostenuto in tutto le scelte dell’amministrazione uscente in questi 5 an.i”.
Fornara respinge il rimprovero “che fossi la marionetta di qualcuno”, con riferimento esplicito a Silvia Marchionini. Rivendica, invece, il merito di aver portato alle primarie i voti degli elettori della coalizione: poco meno del 48% a fronte del poco più 52% di Brezza. E ricorda che, comunque, si tratta solo del 9% degli aventi diritto. Una coalizione che si sta sfaldando, anche se al processo in corso Fornara non ha accennato: Giorgio Comoli (Alleanza Civica) ha rotto gli indugi candidandosi alla guida delle liste civiche, Cinzia Vallone (Centro riformista per Verbania) non aveva aspettato le primarie.
Quanto al suo futuro personale, Fornara, ha escluso un suo impegno amministrativo diretto, lo vieta il suo lavoro di dirigente del Consorzio Servizi Sociali. Non lascia il Pd, come forse qualcuno nella coalizione in scioglimento sperava: “Ho imparato da mio papà, Franco, che quando il tuo partito (la Dc, ndr) ti emargina non te ne vai”. “In moti – conclude – mi chiedono di non disperdere il patrimonio di idee e di proposte. Non so se ci sarà questa opportunità, ma sono sicura della necessità di riportare il dibattito sui problemi della città e sui bisogni delle persone. Nei limiti del possibile porterò il mio contributo”.