/ Politica

Politica | 07 giugno 2024, 11:54

L’Europa di Gianfranco Librandi: «Una casa comune che faccia sentire la nostra voce nel mondo»

«Se vogliamo essere protagonisti, dobbiamo unire le forze e remare nella stessa direzione. Altrimenti saremo condannati a essere degli irrilevanti spettatori». Parola di Gianfranco Librandi, imprenditore e già deputato di Italia Viva, candidato con Stati Uniti d’Europa alle elezioni europee in programma questo fine settimana. Ecco le sue idee e proposte in materia di economia, giovani, sociale e sui conflitti in corso

L’Europa di Gianfranco Librandi: «Una casa comune che faccia sentire la nostra voce nel mondo»

«Se vogliamo essere protagonisti e non semplici comprimari, dobbiamo unire le forze e remare compatti nella stessa direzione. Altrimenti saremo condannati a essere dei modesti e irrilevanti spettatori».
Ne è convinto Gianfranco Librandi, a sua volta protagonista con la lista Stati Uniti d’Europa, con la quale è candidato alle elezioni europee in programma questo fine settimana, sabato 8 e domenica 9 giugno, nella circoscrizione Nord-Ovest.

Un progetto che ha unito forze politiche diverse (Italia Viva, +Europa, Partito socialista italiano, Radicali italiani, Libdem europei e L'Italia c’è) con l’obiettivo di contribuire alla creazione di «un’Europa che si apre al mondo e che possa diventare terra di opportunità e di speranza. Una casa comune, quindi, che possa far sentire la nostra voce nel mondo».

Ecco idee e proposte di Gianfranco Librandi, imprenditore con esperienza quarantennale e già deputato di Italia Viva, in materia di economia, giovani, sociale e sui conflitti in corso.

Gianfranco Librandi, perché i cittadini dovrebbero andare a votare e perché scegliere Stati Uniti d’Europa?
«Il voto è un nostro diritto-dovere, un atto che ci permette di esprimerci su come vogliamo indirizzare il nostro futuro. Non ha senso lamentarsi continuamente, criticare l’attuale situazione politica, economica e sociale se poi ci tiriamo indietro nel momento in cui possiamo esprimere attraverso il voto la nostra volontà.

C’è una considerazione fondamentale che mi ha spinto ad impegnarmi in questa campagna elettorale e che dovrebbe convincere tutti i cittadini sull’importanza di recarsi alle urne: in un mondo ormai fortemente interconnesso e globalizzato, nessun singolo Paese europeo, neppure il più forte, può pensare di confrontarsi con risultati positivi con colossi come la Cina, gli Stati Uniti o il blocco del sud-est asiatico.

Se vogliamo essere protagonisti e non semplici comprimari, dobbiamo unire le forze, metterci insieme, remare compatti nella stessa direzione.
Altrimenti saremo condannati ad essere dei modesti ed irrilevanti spettatori, non solo dal punto di vista economico ma anche nella politica estera, commerciale o di difesa.
E questa è proprio la motivazione principale che ha portato forze politiche diverse ad unirsi nel progetto degli Stati Uniti d’Europa».

Che cosa accadrà al progetto Stati Uniti d’Europa dopo il voto?
«Il progetto Stati Uniti d’Europa continuerà ad essere sviluppato, grazie anche agli europarlamentari che eleggeremo,  e a coinvolgere sempre di più le persone che credono e aspirano a un’Europa forte, coesa e unita, ben governata e lontana da egoistici nazionalismi e sovranismi.

Il nostro sarà un progetto per un’Europa che si apre al mondo e non si rinchiude in anacronistici confini, un’Europa che possa diventare terra di opportunità e di speranza, con un ben chiaro posizionamento geopolitico. Una casa comune, quindi, che possa far sentire la nostra voce nel mondo».

Che cosa la convince di questa Europa e, al contrario, cosa bisogna cambiare?
«Mi convince e mi entusiasma il concetto stesso di Europa, un’ entità che ci ha dato decenni di pace, prosperità e stabilità, che ha garantito libertà e diritti civili, che ha dato ai cittadini la possibilità di muoversi, di vivere, di studiare ovunque, che ci ha protetto, difeso e sostenuto con finanziamenti ed investimenti.
Ma il processo di unificazione europea ha ancora tanta strada da percorrere, a partire da una riforma delle regole europee, con l’eliminazione del diritto di veto e l’elezione diretta del presidente della Commissione europea, una strategia di difesa condivisa, iniziando da un esercito comune, un’unica politica estera, un’armonizzazione e semplificazione delle regole fiscali e tanto altro .
Stati Uniti d’Europa vuole proseguire, con forza, impegno e convinzione, su questa strada».  

Qual è il suo programma per le imprese del nostro Paese?
«Il collegio del nord-ovest dove io sono candidato comprende regioni che sono da sempre il motore economico del nostro Paese, ma che oggi stanno soffrendo. Una delle priorità di questi territori e dei miei tenaci colleghi imprenditori è il desiderio e la volontà di continuare ad esserlo, operando in condizioni favorevoli alla crescita  del territorio e al conseguente benessere dei cittadini, potendo contare su una classe politica che operi e si impegni per rimuovere i tanti ostacoli che si frappongono al raggiungimento di questo risultato.

Per sostenere e favorire la crescita, e di conseguenza il benessere di tutti i cittadini, c’è molto da fare, non solo in Italia ma anche in Europa.
Tassazione eccessiva, burocrazia asfissiante, sistema finanziario esoso, necessità di armonizzazione delle leggi… sono tanti i problemi che vorrei affrontare, senza dimenticare, anzi sottolineando con forza, che la crescita della povertà in regioni da sempre considerate ricche è un fenomeno di fronte al quale non possiamo più chiudere gli occhi».

Quali, invece, le idee per i nostri giovani?
«Ogni società dovrebbe investire sui suoi giovani, che rappresentano il futuro. Noi purtroppo non lo stiamo facendo o almeno non lo stiamo facendo con sufficiente forza ed impegno.
Difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, retribuzioni modeste, carriere bloccate… e così i nostri giovani sono costretti a scappare all’estero, per sfruttare opportunità che noi non riusciamo ad offrirgli.
È una situazione che penalizza fortemente il nostro Paese e la sua crescita, che non possiamo accettare più a lungo.

Fra le tante considerazioni che riguardano il mondo dei giovani, mi sorprende sempre il basso livello di laureati nel nostro Paese: solo il 20,3% della popolazione in età lavorativa ha raggiunto un titolo di studio terziario, contro una media europea del 34,3% , con i grandi paesi europei, Francia e Germania per esempio, posizionati fra il 41 e 42 per cento. Siamo i penultimi in Europa, peggio di noi solo la Romania con il 19,7 per cento di laureati.

Voglio impegnarmi, se andrò in Europa, per tentare di rimuovere i tanti ostacoli che spesso impediscono ai nostri giovani di raggiungere un livello di istruzione che poi favorisca il loro ingresso in posizioni qualificate nel mondo del lavoro, partendo dall’eliminazione delle tasse universitarie.
Voglio anche intervenire sul fronte dell’edilizia universitaria, promuovendo la costruzione di studentati e sui costi dei trasporti che penalizzano gli studenti».

In questa campagna ha sottolineato l’importanza della figura dei caregiver: in che modo l’Europa può andare incontro alle esigenze di queste persone?
«Si stima che circa 12 milioni di persone in Italia e oltre 100 milioni nell’intera Unione Europea assistano e si prendano cura quotidianamente del coniuge, di un familiare o di un parente che a causa di una malattia, di infermità o di disabilità non sono più autosufficienti.
Un compito faticoso e impegnativo, spesso assunto forzatamente o improvvisamente a causa di una malattia o un incidente, un lavoro a tempo pieno, senza ferie né straordinari e svolto gratuitamente, o al massimo fruendo di qualche modesto contributo regionale.

I caregivers sono in servizio h24, svolgendo un ruolo decisivo e irrinunciabile a supporto di un sistema di assistenza spesso precario e carente, se non addirittura inesistente.
In tanti paesi europei, Italia compresa, la figura del caregiver non è riconosciuta, tutelata e men che meno supportata economicamente .
Contribuire a migliorare questa situazione è un compito che sento come un dovere morale».



Qual è la sua posizione sulla guerra in Ucraina e sul conflitto in Medio Oriente?
«L’idea che due guerre sanguinose si stiano svolgendo a poche migliaia di chilometri dai nostri confini mi riempie di grande angoscia.
La brutale ed ingiustificata invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, così come gli attacchi compiuti da Hamas contro i civili il 7 ottobre sono dei crimini inaccettabili che condanno con estrema fermezza, ma ritengo che affidare la risposta alle armi non sia la giusta soluzione.

Acceleriamo le procedure per l’ammissione dell’Ucraina all’Unione Europea, per proteggerla e difenderla, sosteniamo con forza la soluzione dei due popoli due Stati in Medioriente, ma facciamo tacere le armi, che portano solo morte, dolore e distruzione.
Auspico quindi un rilancio forte e convinto dell’attività diplomatica, a cui potrebbe prendere parte anche la Santa Sede, che da sempre auspica il silenzio delle armi».

Ritiene necessaria la creazione di un esercito comune europeo?
«Assolutamente sì. La recente crisi ucraina ha reso non più rinviabile la definizione di una politica estera e una difesa condivisa, a partire dalla necessità di mettere le basi per una forza di intervento europea. Anche in questa occasione, se vogliamo fare la nostra parte, se vogliamo essere dei protagonisti e non dei banali comprimari, dobbiamo unirci ed agire in modo compatto.

Un esercito europeo, forte, organizzato e dotato delle più moderne tecnologie dovrà essere pronto per intervenire, proteggere e dare sicurezza ai Paesi dell’Unione europea.
Un esercito protagonista nelle crisi internazionali, pronto a difendere da minacce esterne i valori fondanti della nostra Europa».

Perché Mario Draghi è la persona giusta per guidare la Commissione europea?
«Mario Draghi è un numero uno, un fuoriclasse che tutta l’Europa ci invidia. Lo ha dimostrato con i fatti non solo nel periodo in cui ha guidato il nostro governo, ma nel corso di tutta la sua lunga e brillante carriera.

Competenza, autorevolezza, standing internazionale, concretezza: sarebbe la persona giusta al posto giusto nel momento giusto, con tutte le capacità di traghettare l’Unione Europea verso gli Stati Uniti d’Europa».

In caso di elezione, quale sarà il primo progetto a cui lavorerà Gianfranco Librandi?
«Come ho già detto c’è molto da fare e ci sono sicuramente dei settori – il sostegno al mondo dell’impresa, progetti per i nostri giovani, tutela dei caregivers – di cui vorrei occuparmi prioritariamente.
Ma prima di tutto mi impegnerò perché le aziende e gli imprenditori del territorio possano trovarsi nella condizione di poter fruire dei tanti sostegni e finanziamenti che l’Unione europea mette a disposizione. È davvero assurdo che ci vengano assicurate ingenti risorse per rafforzare il nostro territorio e noi si faccia fatica ad utilizzarle.

Se sarò eletto, aprirò uno sportello gratuito nel territorio per informare le nostre aziende sulle opportunità offerte dall’Europa ed affiancarle nella predisposizione delle domande, processo spesso complesso e complicato. Lo so che l’idea l’hanno già promessa in molti, ma il problema è che nessuno l’ha mai fatto...».

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore