Cronaca - 13 settembre 2024, 14:13

Bracconieri scoperti nei boschi di Dumenza: un'organizzazione attiva da mesi FOTO

Cinque uomini fermati dalla polizia provinciale: due cugini sardi e tre albanesi accusati di aver abbattuto illegalmente cinghiali, caprioli e cervi

Agivano con favore delle tenebre, nei boschi attorno a Dumenza (Oggebbio), i 5 bracconieri scoperti dalla polizia provinciale nella notte il 7 settembre. Si tratta di due cugini sardi, di 50 e 42 anni, che dirigevano il gruppo e 3 albanesi di 20, 27 e 33 anni. Una vera e propria organizzazione che, spiega il comandante Riccardo Maccagno, “operavano almeno da 6 mesi durante i quali hanno abbattuto cinghiali, caprioli e cervi finite sulle tavole di ristoranti e privati a 10 euro il chilo molto al di sotto delle carni vendute legalmente, Senza contare i trofei per i quali i collezionisti sono disposti a pagare migliaia di euro”.  Fatale, per il 52enne a capo dell’organizzazione, è stato l’abbattimento, alle 22 del 7 settembre, di un esemplare di cervo coronato del perso di circa 200 chili.

Dal tardo pomeriggio la zona era sorvegliata da agenti della polizia provinciale che hanno fermato l’uomo all’uscita del bosco e gli hanno sequestrato l’arma, un fucile da caccia cabro dodici, regolarmente registrato ma non abilitato alla caccia, alcune cartucce e il bossolo utilizzato per abbattere il cervo. Mentre gli agenti stavano perquisendo l’uomo è arrivato un furgone condotto dal cugino de fermato con a bordo altre due persone, presumibilmente per recuperare il cervo. Nelle abitazioni dei fermati sono state sequestrate altre armi – una carabina e un fucile ad aria compressa, e diverse munizioni. Le indagini svolte finora hanno consentito di accertare trattarsi di un vero e proprio sodalizio criminale dedito ad attività venatoria illegale. “Pur essendo le armi regolarmente denunciate – precisa Maccagno – nessuno dei soggetti aveva la licenza di caccia.

Fondamentali, per l’individuazione della zona in cui operavano i bracconieri è stato l’utilizzo di supporti visivi che hanno consentito di circoscrivere la zona, dopo le prime segnalazioni dei residenti allarmati dall’eco degli spari. Da qui la denominazione in codice di “Occhi nel buio”.

Molteplici i capi d’imputazione contestati ai 5: concorso nella commissione di reati, associazione a delinquere finalizzata alla caccia in periodo di divieto generale, utilizzo di mezzi vietati, mancata denuncia all’autorità di pubblica sicurezza di armi e munizioni, omessa custodia di armi, abbattimento di concessione dello stato. Le indagini proseguono per individuare i clienti dei bracconieri. Nell’esprimere soddisfazione per l’operazione Maccagno commenta: “Mi preme sottolineare che queste gravi responsabilità non devono in alcun modo essere associate al mondo venatorio che nulla ha a che vedere  con i fatti contestati!"

Redazione