Economia - 16 ottobre 2024, 08:10

Quarto trimestre 2024: nel Vco rallenta la crescita, ma resta positivo il dato sull’occupazione

A livello regionale si confermano negative le attese del settore industriale, mentre il comparto dei servizi continua ad avere performance positive

L’Unione Industriale Vco ha di recente interpellato le sue aziende associate per raccogliere i dati utili a delineare l’analisi congiunturale previsionale per il quarto trimestre 2024: dopo un periodo segnato da attese di crescita positiva, le previsioni attuali indicano maggiore prudenza. Il dato più significativo che racconta il periodo di flessione è quello sulla produzione: se nelle precedenti rilevazioni del 2024 le attese erano positive, l’indagine svolta ora riporta che il saldo tra aziende che si aspettano una crescita della produzione e quelle che se ne attendono una diminuzione è in pareggio, restando comunque migliore rispetto al dato regionale (-1,9%).

L’indice della produzione riflette quanto emerge dalle attese sugli ordini, che tornano a essere negative: solo il 20% delle aziende si attende una crescita degli ordinativi, mentre il 31% ne prevede una diminuzione. La situazione di difficoltà delle principali economie europee ha conseguenze anche nella nostra provincia, come si evince dal dato sugli ordinativi esteri, le cui previsioni segnano un dato pari a -16,3%. Inoltre, la situazione geopolitica attuale con il rischio di allargamento del conflitto in Medio Oriente, la persistente guerra in Ucraina e le imminenti elezioni presidenziali negli Usa, determinano una crescita del numero di aziende che si aspettano un rincaro dell’energia e delle materie prime.

Si mantiene invece positivo il dato sull’occupazione: il saldo tra aziende che ne prevedono un aumento e quelle che ne prevedono una diminuzione è pari al +3,9%. Inoltre, più del 90% delle aziende intervistate afferma di non avere in programma un ricorso alla cassa integrazione. Si segnala la continua propensione a investire da parte degli imprenditori locali: il 58,8% di essi ha già pianificato investimenti nel breve.

Il presidente di Unione Industriale Vco, Michele Setaro, ha commentato così il risultato dell’indagine congiunturale: “Dopo un lungo periodo in cui tutti gli indicatori erano positivi, le nostre aziende ci mandano ora segnali un po’ meno ottimistici. Credo che il calo degli ordinativi, con le ripercussioni del caso sulla produzione, possa considerarsi, numeri alla mano, non preoccupante, oltre che migliore nella nostra provincia rispetto al resto della regione e comunque sia la logica conseguenza del non facile momento economico attuale. A livello internazionale infatti, è chiaro che le forti tensioni in essere, oltre all’incertezza legata all’esito delle elezioni americane, non possano che produrre un rallentamento generalizzato dell’economia e una contrazione degli scambi commerciali. Di contro, ci conforta il dato ancora una volta positivo sull’occupazione, sul modesto ricorso agli ammortizzatori e sulla propensione delle aziende a investire”.

A livello regionale, l’indagine congiunturale realizzata a settembre tra le aziende del sistema confindustriale piemontese, ha raccolto le valutazioni di oltre 1.340 imprese manifatturiere e dei servizi. Dai dati emerge un clima di incertezza e preoccupazione dovuto alla complessa situazione geopolitica ed economica globale. Dopo i segnali di rallentamento registrati a giugno, le attese delle imprese si confermano prudenti: gli indicatori per produzione, ordini e redditività si attestano su valori negativi. In ulteriore calo anche le previsioni sulle esportazioni. Per la prima volta si azzera la tradizionale forbice dimensionale, che vedeva le grandi imprese esprimere attese più positive, rispetto a quelle di minori dimensioni.Tuttavia, va notato che, come avviene da oltre un anno, il dato complessivo piemontese è sintesi di un andamento settoriale divergente.

Da un lato il comparto manifatturiero, in sofferenza, con indicatori in calo e cassa integrazione in aumento, soprattutto in alcuni settori. Dall’altro, un terziario che prosegue la crescita iniziata dopo la pandemia, ed esportando poco non è toccato dalle tensioni sui mercati internazionali. A livello complessivo la maggioranza delle imprese tende a rimandare gli investimenti aggiuntivi, mantenendo quelli programmati. Cresce il numero delle aziende che temono un aumento dei costi energetici, mentre non calano i costi attesi di materie prime e logistica. Tasso di utilizzo degli impianti e tempi di pagamento restano stabili, varia poco il carnet ordini. Aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, soprattutto nell’industria, ma per ora non diminuisce l’occupazione.

A livello settoriale, nell’industria si registrano andamenti diffusamente in calo, con la sola eccezione di alimentare, edile e cartario grafico, che esprimono attese positive. I saldi ottimisti – pessimisti sono sotto la media regionale per tessile, metalmeccanica, gomma plastica, chimica e manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.). Nel terziario, come già nelle scorse rilevazioni, tutti i comparti esprimono attese favorevoli, ad eccezione di trasporti, commercio e turismo; bene, in particolare, Ict e servizi alle imprese.

Il commento di Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte: “Una maggioranza più larga del solito delle imprese interpellate in questa indagine non si esprime, non sono né ottimiste, né pessimiste. Assumono in maniera ridotta e ricorrono limitatamente alla cassa integrazione, investono con ritmi più contenuti del solito. Prevale una prudente attesa, non tanto verso i contenuti della manovra economica, quanto verso uno scenario mai così instabile. Il voto americano alle porte è solo l’ultima variabile geopolitica, che si innesta su una twin transition che sta frenando a livello europeo e globale, colpendo anche i Paesi che sono i nostri principali partner. Tutto ciò non incide sulla competitività presente e futura delle nostre imprese, che già guardano al piano Industria 5.0 con interesse, così come dimostrato dalla crescita del settore Ict e dei servizi alle imprese. Uno sforzo che dovrebbe portare a una ripresa sia del mercato interno che dell’export verso i molti mercati dove il Piemonte è già presente, ma soprattutto laddove i margini di crescita non sono ancora stati completamente esplorati.”

 

comunicato stampa a.f.