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Economia | 15 novembre 2024, 19:10

Unione Industriale Vco: il presidente Setaro lascia un comparto in salute, ma... FOTO

Nell'assemblea a Stresa, i rappresentanti del mondo delle aziende hanno sottolineato aspetti positivi e criticità che il comparto sta attraversando

Unione Industriale Vco: il presidente Setaro lascia un comparto in salute, ma... FOTO

È un comparto in salute, il manufatturiero, quello che Michele Setaro ha lasciato, nell’assemblea di ieri al Regina Palace Hotel di Stresa, al suo successore in Unione Industriale. Con qualche nuvola, pesante, all’orizzonte. Il quadro geo politico internazionale – i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, la crisi di Germania e Francia – incide negativamente sull’export: “I principali mercati delle nostre aziende sono quelli di prossimità”.

Le piccole e medie imprese del Vco, comunque, hanno aggiunto, “generano il 28% del prodotto interno lordo provinciale che, con 7% dell’edilizia, arriva al 35% e danno lavoro a 18.000 dipendenti. L’export è in calo del 4% ma il mercato interno rimane stabile, con un lievissimo incremento dello 0,8%”. Ciò nonostante, ha proseguito, “la quasi totalità dei nostri associati non prevede riduzioni di personale, il 50,8% programma investimenti, il ricorso agli ammortizzatori sociali è diminuito dell’8,5%”. Merito del processo di internazionalizzazione agevolato da Unione industriale ma anche conseguenza “della difficoltà a trovare personale con le qualificazioni richieste dalle nostre aziende”. “Colpa” del calo delle iscrizioni agli istituti tecnico professionali ma, soprattutto, della concorrenza della vicina Svizzera “che attrae in misura crescente i nostri giovani”. 

Sulla minore attrattività dell’istruzione tecnico professionale “cerchiamo di contrastare il fenomeno andando nelle scuole, medie e superiori, e promuoviamo open day nelle aziende”. Ma, sulla crescente attrattività della Svizzera dove “in pochi anni i nostri frontalieri sono cresciuti da 3500 a 8000 non possiamo far altro, d’intesa con le province lombarde di confine, che mobilitarci presso la politica per chiedere provvedimenti di defiscalizzazione alle nostre aziende”. 

Sulla transizione, verde e digitale, le aziende associate si stanno muovendo: “Nel lapideo, ad esempio, cresce il riutilizzo del materiale di scarto anche se le procedure di autorizzazione ambientale frenano la produzione. Nel digitale le nostre aziende chimiche e meccaniche, oltre al lapideo, sono all’avanguardia anche se il processo di innovazione è ostacolato dalla carenza di start up”.

Setaro ha chiuso la sua ultima assemblea alla guida di Unione industriale con una esortazione: “È necessario rivendicare la centralità del Vco sfruttando la vicinanza a Malpensa, le istituzioni facciano la loro parte. Non dobbiamo scoraggiarci”.

Antonio Gozzi (Federacciai, responsabile di Confindustria all’autonomia strategica europea, al piano Mattei e alla competitività) ha puntato il dito contro l’Europa: “A me non preoccupa la battaglia sulla vicepresidenza dell’Unione, preoccupa il ritardo dell’Europa che negli ultimi 20 anni le ha sbagliate tutte. Mi auguro che l’elezione di Trump provochi quello shock salutare di cui abbiamo bisogno. Che la faccia finita con l’ideologia green imposta dai verdi e adotti una politica di sostenibilità più pragmatica. Pensiamo alla Germania: oggi non sa se concentrarsi sull’elettrico e questo si ripercuote anche sull’automotive italiano, che fornice l’industria tedesca. Occorre partire dal presupposto che, per colpa nostra, non potremo tornare ad essere il primo attore economico sulla scena mondiale. Dovremo accontentarci di essere il secondo o il terzo. Negoziare con la nuova amministrazione Usa in un quadro atlantico: solo così si potrà riaprire il mercato russo e quello mediorientale”.

Anche per Andrea Tronzano, assessore regionale alle attività produttive, “con la vittoria di Trump il mondo potrà essere più stabile. Ne abbiamo parlato questa mattina (ieri, ndr) a Torino con il governatore della Florida. Occorre uscire dallo stallo della politica. Come? Contrastando le politiche dirigiste. Ad esempio sull’energia. Il Vco, ad esempio, è ricco di energia idroelettrica. Quando andranno in scadenza le concessioni dovremo inserire nelle clausole la concessione d’energia a prezzo calmierato alle aziende del territorio”.

Domenico De Angelis, condirettore del Banco Bpm, ha fatto un discorso in controtendenza: “Non voglio occuparmi di ciò che va male, ma di ciò che va bene. Dobbiamo smetterla di piangerci addosso, di parlare di ciò che non va. Ci facciamo del male da soli. I miei amici rubinettai si lamentano di come, sulla vicenda Monte dei Paschi, lo Stato si è rivelato uno Stato buono: ha investito risorse ingenti ed oggi Mps è diventata appetibile sul mercato del credito (Bpm è il più accreditato acquirente, ndr)”. 

In controtendenza anche sui giovani, come era già successo a De Angelis in altre occasioni: “I nostri giovani meritano rispetto, non li si può sottoporre a tre stage consecutivi a 500 euro e poi non assumerli. Vanno pagati meglio e ascoltati. Non possiamo pretendere abbiano le stesse aspettative che avevamo noi quando siamo entrati nel mondo del lavoro. Le piccole e piccolissime aziende devono lavorare in partnership. Solo così si potrà rimettere in moto la mobilità verso l’alto. È chiaro che, se un operaio arriva a 1960 euro e un dirigente della stessa azienda prende 300 euro in più la voglia di fare carriera scema. Dovremmo anche cominciare a chiederci perché nessun operaio al giorno d’oggi si mette in proprio, una volta erano in tanti”.

Giorgio Marsiaj (Confindustria per l’aerospazio) ha parlato delle potenzialità dell’industria aereo spaziale come generatrice di sviluppo in altri settori (ad esempio il contrasto ai mutamenti climatici).

A Lara Ponti (vicepresidente Confindustria alla transizione ecologica) Unione Industriale ha affidato il compito di tirare le somme: “Il modello di sostenibilità ambientale è diverso a seconda che un’azienda, come la mia, produca per il consumatore oppure produca per altre aziende. Cambia non solo la strategia, ma anche il modo di fare impresa. Oggi la differenza di produttività si misura con altri sistemi, in particolare gli Stati Uniti. Diventa strategico il ruolo di capo filiera”. Qualche battuta in chiusura sulla legge di bilancio: “Il governo parla di Industria 5.0 ma non mette le risorse in bilancio. Al primo incontro con le organizzazioni datoriali il ministro Giorgetti non ne ha parlato. Nel secondo incontro sì. Aspettiamo i fatti”.

Redazione

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