"Una storia molto provinciale, dentro un cartoccio di propaganda". Così Enrico Borghi, senatore ossolano e capogruppo di Italia Viva a Palazzo Madama, interviene nella vicenda dei "canoni idrici" che ha agitato la politica locale in questi giorni.
E lo fa con una riflessione nella sua rubrica "Note Rocciose" pubblicata sul Popolo dell'Ossola.
"E' una storia provinciale. E a noi, che di provincia siamo, non può di conseguenza che interessare -scrive Borghi - E' una storia provinciale, perchè interessa l'amministrazione dell'ente provincia e più in generale la comunità del Verbano Cusio Ossola.
Ed è una storia provinciale, nell'accezione che talvolta si dà all'aggettivo quando descrive atteggiamenti e mentalità ristrette, prive di una vera visuale, talvolta subalterni.
Il centro della storia è piuttosto semplice: i soldi. Ovvero, i soldi che spettano alla Provincia del VCO in virtù della sua specificità di provincia interamente montana."
Borghi riassume così il centro della polemica: "Accade, infatti, che nei giorni scorsi filtra una voce da Torino. Dapprima voci suffuse, prive di un reale ancoraggio. Sufficienti però per scatenare le reazioni in batteria dei responsabili politici della Lega provinciali e regionali. Il presidente della provincia, Alessandro Lana, convoca immediatamente l'assemblea dei sindaci lanciando strali. Il sottosegretario in Regione Piemonte, Alberto Preioni, minaccia la presentazione di "centinaia di emendamenti ostruzionistici". L'ex senatore Enrico Montani, oggi segretario provinciale leghista, spara a livelli mai visti: "pronti a passare in Lombardia se accadesse". A seguire le prese di posizione delle opposizioni, con Stefano Costa e la consigliera regionale Vittoria Nallo di Italia Viva e Emanuele Vitale del Pd.Ma cosa è realmente successo, per far scatenare una tempesta simile che minaccia addirittura la crisi di governo regionale? Lo si apprende poco dopo: il capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione, il vercellese Carlo Riva Vercellotti, ha politicamente avanzato l'ipotesi di "spalmare" il 60% dei canoni idrici per le grandi derivazioni del VCO anche per la Valsesia.
E a questo punto lancia l'affondo: "E qui viene a galla l'insipienza di una certa politica, che scambia i contenuti per propaganda. Sarebbe stato infatti sufficiente restituire al mittente la proposta perchè non conforme alla legge fondativa che ha portato tali fondi nel VCO, per risolvere tutto. Ma politicamente, questo avrebbe significato dover ammettere, comunicare e sottolineare un passaggio che viene ideologicamente omesso quasi sempre: e cioè che i canoni idrici nel VCO sono arrivati come conseguenza e in applicazione di una legge statale. Legge che attribuiva tre funzioni aggiuntive alla Provincia del VCO, salvata e definita "interamente montana e confinante con Stati esteri", e che in forza di ciò doveva avere uno stanziamento finanziario apposito da parte della Regione. Commi 52, 56 e 86 della legge 56/2014. Che ho la presunzione di conoscere bene. Perchè fu una legge varata dal governo Renzi, col ministro Delrio, e con l'emendamento Borghi sull'introduzione delle province montane (poi boicottato dalla giunta Chiamparino, ma questa è un'altra storia...)."
Conclusione un pò sardonica del parlamentare: " Se anzichè montare una baraonda un pò rodomontesca, si fosse semplicemente andati alle origini, si sarebbe tranquillamente potuto dire che quei fondi servono (e spettano) al VCO in forza di una legge dello Stato, che la Regione Piemonte ha solo recepito (e anche in misura inferiore rispetto alle altre due provincie montane, Sondrio e Belluno, che prendono il 100% dei fondi a loro spettanti anzichè il 60% come da noi). E che quindi nessuno poteva metterli in discussione. Talvolta, si può essere provinciali ma anche a mente aperta. Basta volerlo."
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