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Economia | 15 dicembre 2024, 19:10

'La tassa della salute è un tentativo di federalismo fiscale sulle spalle dei frontalieri''

Gigi Bacchetta (Cgil Novara-Vco): ''Il presidente della regione Cirio dica chiaramente che non la applica e basta!’’

Gigi Bacchetta, Cgil Vco-Novara

Gigi Bacchetta, Cgil Vco-Novara

‘’La tassa della salute è un tentativo di federalismo fiscale, di autonomia differenziata fatta sulle spalle dei frontalieri contro la quale si muove  l’intero Vco, compatto. Un qualcosa di unico rispetto ad altre regioni, in questa lotta contro la tassa’’. Lo dice Gigi Bacchetta, segretario della Cgil Novara-Vco.

Che aggiunge: ‘’Ad oggi l’ultimo pezzo che manca è convincere il presidente della regione  Cirio a modificare la sua dichiarazioni fatta sino ad oggi cioè che ‘non la applica se non è messo nelle condizioni di doverla applicare’. Occorre che Cirio dica che non la applica e basta!’’ .

Secondo Bacchetta ’’bisogna fare in modo  che l’Italia rispetti gli accordi internazionali, compresi quelli con la Svizzera, partire dall’assegno unico, dalla disoccupazione e che la si smetta con i  continui battibecchi degli ultimi mesi tra Italia e Canton Ticino. La tassa della salute resta da parte italiana il mancato rispetto di un accordo internazionale’’.

Intanto oltre frontiera c’è polemica sugli elenchi dei vecchi frontalieri. Poiché Ticino, ma anche Vallese e Grigioni, hanno risposto picche alla regioni e non forniscono gli elenchi dei vecchi frontalieri che dovrebbero pagare la tassa ‘'indigesta'' perché manca la base giuridica..

Questo quando mancano poche  settimane dall’inizio del nuovo anno, che vede scattare il provvedimento adottato con una legge votata dal Parlamento. La tassa sulla salute è stata inserita nella Legge di bilancio e dovrebbe essere riscossa a partire dal 2025.
‘’Sarà a carico dei vecchi frontalieri, ossia quei lavoratori che secondo il nuovo accordo fiscale continueranno a pagare le imposte sul reddito solo in Svizzera – rimarcano Il Corriere del Ticino - . In sostanza, i vecchi frontalieri dovranno contribuire al mantenimento del Servizio sanitario italiano tramite questo contributo che è stato contestato dai lavoratori e varierà tra il 3% e il 6% del reddito netto annuo’’. Ma dal Consiglio di Stato svizzero, dicono che ‘’al momento non esiste una base legale che permetta la trasmissione dei dati’’.

 

Renato Balducci

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