A margine dei suoi auguri alla città, abbiamo chiesto ad Andrea Audo, direttore della cardiochirurgia dell'azienda ospedaliera di Alessandria, originario di Trontano, cosa si augura per la sua professione, per la sanità e come vede l'assetto ospedaliero del Vco.
Come sta andando la sanità pubblica?
“È un momento particolarmente delicato: dopo il covid la sanità pubblica è in difficoltà. Si sono allungate le liste di attesa, abbiamo difficoltà a fare le prestazioni, manca il personale le disponibilità economiche sono basse. Forse non è mai stato così difficile fare questa professione e quindi la buona volontà degli operatori, il senso di abnegazione è diventato fondamentale. Ci vogliono degli attori forti. Per quanto riguarda la regione Piemonte, stanno cercando di porre dei correttivi. Conto molto sul nuovo assessore regionale Federico Riboldi, che mi sembra veramente molto impegnato e determinato. Io e miei colleghi faremo la nostra parte, la politica locale e nazionale ci deve aiutare e la popolazione deve fidarsi di noi. Daremmo di più, ma purtroppo in questo momento è davvero difficile”.
Per l'Ossola cosa si augura?
“L'Ossola ha una situazione difficile. Si trova ai confini con la Svizzera. Da quel che so io l’attrazione degli infermieri ossolani per la Svizzera è molto forte. Gli infermieri sono il “core” della possibilità di fare sanità. Ci sono dei medici molto bravi in questo distretto, bisogna metterli in condizione a tutti i costi di lavorare: vanno premiati perché a volte lavorare in queste condizioni è davvero molto frustrante e molto difficile, vanno aiutati. Io quando collaboro con le cardiologie del Vco e con Alessandro Lupi, trovo professionisti veramente in gamba, mi rendo conto che loro più di noi hanno difficoltà a trovare medici, risorse, infermieri”.
Lei come vede l'assetto ospedaliero nel Vco?
“Bisogna trovare una soluzione, perché piuttosto che due ospedali deboli, l'ho sempre detto, ci vuole un grosso ospedale più forte, perché se le risorse, se mancano, vanno unite. Poi decideranno se farlo al nord, al sud al centro. Sono ormai trent'anni che si discute e siamo al palo. Questi ospedali vanno avanti grazie alla forza dei medici. Abbiamo perso trent’anni, credo che sia venuto il momento di decidere o si va a fondo. Peccato che si sia arrivati a questo punto, bisogna decidere”.