Economia - 16 dicembre 2024, 10:00

Lavoro in Italia: un italiano su tre pensa alle dimissioni

Il 36% dei lavoratori italiani pensa ancora di lasciare il proprio impiego nei prossimi sei mesi. La generazione Z si conferma la più insoddisfatta e incline al cambiamento

Il panorama lavorativo italiano continua a essere segnato da incertezze, con oltre un lavoratore su tre che, secondo il Global Talent Barometer di ManpowerGroup, pensa di lasciare il proprio impiego nei prossimi sei mesi. Nonostante il rallentamento della frenesia delle dimissioni post-pandemia, le preoccupazioni restano alte, con il 36% dei lavoratori che si sente incerto riguardo al proprio futuro professionale. Questo dato si riflette particolarmente tra i più giovani, con la Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) che si distingue come la più incline a cambiare lavoro: il 49% degli appartenenti a questa fascia di età, infatti, ha dichiarato di voler fare un passo verso un nuovo impiego nei prossimi mesi.

Il clima di incertezza è ancora più forte al Sud e nelle Isole, dove il 30% dei lavoratori teme per il proprio posto, rispetto al 24% nel Nordovest e al 22% nel Nordest. Seppur la percentuale complessiva di persone che hanno dichiarato di voler lasciare il lavoro sia in calo rispetto agli anni passati, l'analisi rivela un profondo malcontento in molte aree e settori. La percezione di insoddisfazione, infatti, non dipende solo dall'incertezza economica ma anche dalle difficoltà nel trovare un significato o uno scopo in quello che si fa quotidianamente. La Generazione Z, in particolare, risulta essere la più stressata (57%) e la meno soddisfatta del proprio lavoro, con ben il 63% di loro che afferma di non vedere un significato nel lavoro che svolge.

D'altra parte, la Generazione dei Millennial (28-43 anni) sembra godere di una posizione migliore. Con il 60% di loro che intravede possibilità di crescita e carriera, questa fascia d'età è quella che più apprezza le opportunità offerte dal proprio impiego. Nonostante ciò, anche tra i Millennial permane un alto livello di stress, con il 53% che si definisce sopraffatto dal lavoro, in linea con il dato medio nazionale che indica un 53% di lavoratori stressati.

Nei settori, i più stressati sono quelli dei servizi (61%) e della sanità (59%), mentre quelli nei settori della logistica, trasporti e automotive risultano essere i meno stressati e anche i meno propensi a cambiare lavoro, con solo il 15% che esprime questa intenzione.

a.f.