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Attualità | 19 dicembre 2024, 09:46

Barry Callebaut, cresce il rischio chiusura: "Pronti allo scontro sociale"

I sindacati e le parti politiche si sono confrontati durante il consiglio comunale aperto tenutosi ieri sera sul futuro dello stabilimento di Intra

Barry Callebaut, cresce il rischio chiusura: "Pronti allo scontro sociale"

Per Barry Callebaut si cerchi un acquirente anche fra i competitor. Lo chiede, all'unanimità, il consiglio comunale nell'ordine del giorno votato alla fine della seduta aperta tenutasi ieri sera, 18 dicembre. L'aveva chiesto, con forza, Emilio Capacchione (Cisl): “Non esiste che l'interlocutore debba essere per forza un non competitor, se c'è un concorrente diretto interessato, ben venga!”. Capacchione ha replicato anche alla vicepresidente regionale Elena Chiorino che, collegata in video, ad inizio seduta aveva invitato amministrazione e sindacati a mantenere il profilo basso per non provocare reazioni dalla multinazionale belga: “Avevo chiesto al sindaco Albertella, che ringrazio, di posticipare il consiglio comunale per poter trattare una soluzione”.

Soluzione, va detto, ancora lontana. Tra i 151 potenziali acquirenti Vertus, la società incaricata di trovarne uno, ne sono stati individuati 136 da contattare ad uno ad uno. E il tempo stringe, ha riconosciuto il sindaco Giandomenico Albertella aprendo la seduta: “A questo punto la chiusura più che un rischio è dietro l'angolo”. Anche perché, ai tavoli tecnici tenutisi finora, Barry Callebaut ha mantenuto la data del 30 giugno nonostante le richieste di proroga.

“Voglio dirlo, assessore Chiorino, con la massima tranquillità. Se arriverà la chiusura siamo pronti allo scontro sociale!”. All' eventuale chiusura, è intervenuto il segretario regionale Cisl Luca Caretti. “Non una lira dei profitti della fabbrica di Intra deve andare a Barry Callebaut, si destinino questi soldi alle buonuscite dei lavoratori”.

Che la chiusura fosse stata preparata da tempo, prima negoziando i carichi di lavoro in primavera quando erano stati annunciati nuovi investimenti, poi comunicando la chiusura inizialmente il 5 settembre, l'hanno sottolineato sia Capacchione che Roberto (Uil). Elena Ugazio (Cisl Piemonte orientale) ha parlato di “sconcerto”. “Questa vicenda colpisce tutto il territorio, pregiudica la possibilità di lavorare qui, incoraggia comportamenti scorretti di altri, non possiamo ridurci ad essere il dormitorio della Svizzera dove già lavorano 8.000 frontalieri”. ha detto Gigi Bacchetta (Cgil).

Il presidente della provincia, Alessandro Lana, ha detto di provare rabbia perché “questa non è una crisi come quelle seguite da sindaco in Ossola, di ditte in difficoltà. Qui c'è un’azienda che fa utili. Come provincia abbiamo partecipato a tutti i tavoli e continueremo a farlo”. Il sottosegretario Alberto Preioni ha ribadito “l'impegno della regione: come ha già detto la vice governatrice Chiorino, non vi lasceremo soli”.

Nel dibattito che ha preceduto il voto, sono intervenuti Riccardo Brezza (Pd Verbania si prende Cura), Mirella Cristina (Forza Italia), l’ex sindaca Silvia Marchionini e il collega di gruppo Patrich Rabaini, Beniamino Ricca (Verbania futura, Leali con Verbania).

Redazione

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