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Non solo fumetti | 22 dicembre 2024, 16:30

Non solo fumetti. Lo sport tradotto in manga si chiama “spokon”

In molti manga e anime gli eroi sono atleti che cercano la vittoria

Non solo fumetti. Lo sport tradotto in manga si chiama “spokon”

La settimana scorsa, parlando dell’Uomo Tigre, abbiamo rievocato un manga e un anime che, al netto del suo sviluppo narrativo piuttosto avventuroso, alla fine altro non è che la celebrazione di uno sport: il catch o wrestling, che dir si voglia.

Siamo di fronte a una caratteristica peculiare della produzione fumettistica giapponese che, da sempre, partorisce storie e personaggi legati alle discipline sportive. Non che altri paesi non lo facciano, ma il Paese del Sol Levante sembra davvero essersi specializzato nella materia, conquistando negli anni un primato che difficilmente potrà perdere.

La caratteristica fondamentale dei protagonisti di queste storie è la propensione al sacrificio. Costoro vivono esclusivamente in funzione dello sport che praticano. Ogni partita, torneo, incontro, è visto come una guerra. Maschi o femmine che siano, questi personaggi sembrano sentirsi emuli degli antichi samurai, l’onore e la vittoria sono per loro valori assoluti; gli allenamenti, massacranti, un dovere.

Ogni esercizio è una tortura che mira alla ricerca della perfezione. Non per niente questo genere di manga in Giappone viene definito “spokon”. Il termine indica la tenacia sportiva.

Proviamo a ricordare e citare alcune di queste opere, che sono ovviamente, come tradizione vuole, sempre di ottima fattura.

Uno dei primi anime a carattere sportivo che abbiamo visto in Italia riguardava la pallavolo femminile. Mimì Ajuara è la protagonista di una serie che ha cambiato spesso titolo (“Quella magnifica dozzina”, “Mimì e la nazionale della pallavolo”). Il manga da cui è stato tratto si intitola “Attack no. 1” ed è stato scritto da Chikako Urano. 

Con questo cartone i bambini italiani entrarono per la prima volta in contatto con la mitologia sportiva nipponica. Gli atleti, a furia di allenarsi, riescono a fare cose praticamente impossibili. Mimì ad esempio, dopo essersi allenata con le catene ai polsi (che le procurano sanguinamenti copiosi), riesce a elaborare una schiacciata segreta chiamata “la palla che scompare”.

Il filone ha conosciuto diversi emuli. Il più famoso da noi è stato “Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo”. Il manga si intitola “Attacker You!”, è stato scritto da Shizuo Koizumi e disegnato da Jun Makimura. L’opera, come altre dedicate a questo stesso sport, pur nella sua originalità, deve molto al manga di Mimì, precursore del genere.


Mimì e Mila

Per quanto riguarda il calcio, non è possibile non menzionare Capitan Tsubasa. L’anime, tratto dall’omonimo manga di Yōichi Takahashi, è giunto in Italia con il titolo di “Holly e Benji”. Narra l’ascesa calcistica di un ragazzino che parte dalla squadra della sua scuola e, negli anni, arriva al calcio professionistico e al mondiale. Celebri sono le puntate caratterizzate da partite disputate su un campo che sembra chilometrico, o da azioni di gioco che durano settimane, perché la traiettoria del pallone va seguita secondo per secondo. Nonostante le improbabili ed eterne piroette, la narrazione qui tocca spesse volte la realtà. Dopo allenamenti terribili, Tsubasa incontra squadre europee e nazionali realmente esistenti. Celebre è il cameo del nostro Roberto Baggio. Attualmente l’anime è ancora in programmazione su Boing.

Il cameo di Roberto Baggio in Capitan Tsubasa

Antenato di Tsubasa è stato Shingo Tamai della serie “Arrivano i superboys”. L’autore è lo stesso dell’Uomo Tigre, Ikki Kajiwara. In effetti le partite di calcio in questo caso somigliano molto a degli incontri di catch tra atleti che, dopo essersi picchiati, riescono a fare tiri talmente forti da mandare dentro la rete anche il portiere avversario.

La copertina del primo volume dell’edizione italiana del manga “Arrivano i superboys”

Lo stesso Kajiwara, che in questo caso però si è firmato con lo pseudonimo Asao Takamori, ha creato il primo manga sulla boxe. Quel “Rocky Joe” che in Italia è diventato leggendario. Il titolo originale del manga e dell’anime, tradotto, è “Joe del domani”, ma in Italia è stato modificato aggiungendo quel “Rocky” che fa pensare al pugile di Stallone. In effetti, come nella saga di Balboa, anche qui c’è la parabola di un ragazzo che, tramite la boxe, tenta di emanciparsi da una condizione di povertà. Celebre è il finale commovente di questo anime.

Rocky Joe

Meno successo, perlomeno in Italia, hanno avuto opere dedicate ad altri sport. Hanno conosciuto celebrità negli anni ‘80 i manga e i cartoni dedicati alle corse automobilistiche. Citiamo due su tutti: Falco il super bolide (manga e anime) e Supercar Gattiger (anime).

Falco il superbolide

Lo stesso dicasi per il tennis, rappresentato dal romantico “Jenny la tennista”. 

Il basket, invece, ha avuto come eroi il simpatico “Gigi la trottola” e l’Hanamichi Sakuragi di “Slam Dunk” (entrambi questi anime sono disponibili su Prime Video).

Jenny la tennista

Gigi la trottola

Naturalmente questo elenco non può essere esaustivo, però la panoramica delle opere che sono arrivate in Italia entrando nell’immaginario collettivo dà l’esatta misura dell’importanza di questo genere, lo spokon, destinato certamente a produrre, in futuro, nuovi manga di successo.

Noi ci rileggiamo la prossima settimana.

Thomas Pistoia

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