Il 2 gennaio 2025, in prima serata su Rai 3 (ore 21.20), sarà trasmesso Sulle orme del K2, un emozionante documentario che racconta la spedizione femminile che, nell’estate 2024, ha ripercorso l’impresa storica della prima scalata del K2, avvenuta nel 1954. Il docufilm, realizzato da Rai con Rai Documentari, offre un viaggio straordinario tra le cime del Karakorum, rendendo omaggio a una delle più grandi conquiste dell’alpinismo mondiale.
L’evento segna il 70° anniversario della prima scalata del K2 e racconta la spedizione che ha visto protagoniste nove donne: quattro alpiniste italiane – Anna Torretta, Federica Mingolla, Silvia Loreggian e Cristina Piolini – e quattro pakistane – Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim – accompagnate dal medico Lorenza Pratali. Partite a giugno 2024, le protagoniste hanno affrontato l’impresa con l’obiettivo di celebrare la storica salita, ripercorrendone le orme in un simbolico tributo alla montagna.
Il documentario, nato dall’idea di Massimiliano Ossini e Gian Luca Gasca, farà vivere agli spettatori le emozioni di questa avventura, grazie a immagini inedite, interviste esclusive e momenti intensi che raccontano la vita al campo base, le difficoltà fisiche e mentali delle alpiniste e il loro profondo legame con il K2. Un racconto che si intreccia con la storia della leggendaria scalata del 1954, creando un ponte tra passato e presente.
Massimiliano Ossini, volto noto della televisione e narratore principale del progetto, ha partecipato personalmente all’impresa, vivendo al campo base e tentando di raggiungere Campo 1, a oltre 6000 metri di altitudine. La sua esperienza, arricchita dalle sue riflessioni personali, è stata raccontata nel libro K2. Un passo dalla vetta, un passo dalla vita, edito da Rai Libri.
Oltre all'aspetto emozionale dell’alpinismo, il documentario affronta anche temi ambientali, ponendo l'attenzione sulla fragilità del K2 e le sue difficoltà legate alla crisi climatica. Le immagini mostrano la presenza di spedizioni scientifiche, come quella dell’Università Ca’ Foscari di Venezia con il progetto Ice Memory, e quella dell’Università Politecnica delle Marche, che ha studiato la presenza di inquinanti nei territori remoti del Baltoro.