Era il 26 dicembre del 2006 quando si verificò la più grave catastrofe naturale del'epoca moderna. Un maremoto nell'Oceano Indiano causò la morte di oltre 230mila persone dando origine a un violento tsunami che si abbatté sulle coste dell'intero sud est dell'Asia e dell'Africa orientale. Tra le vittime, occidentali in vacanza e abitanti dei villaggi. Enormi i danni.
Giovanni Cassani allora aveva 26 anni, una laurea in scienze politiche in tasca e un'esperienza a New York presso le Nazioni Unite. Aveva seguito anche un master sul lavoro umanitario nelle Ong e sognava un lavoro in questo settore.
Dalla sua abitazione di Domodossola vedeva le immagini alla TV, leggeva le notizie provenienti dalle zone colpite da quel terribile disastro. Sentiva dentro di sé che doveva fare qualcosa. Non ci pensò due volte: "Con Matteo Zanaria, un amico della Val Vigezzo, decidemmo di partire - racconta Giovanni, che ora vive a Ginevra - salimmo su un aereo e raggiungemmo lo Sri Lanka. Sapevamo che c'era tanto bisogno, e che potevamo mettere a frutto i nostri studi e la nostra allora piccola esperienza. Cominciammo a girare per i villaggi e, curriculum alla mano, a contattare le Ong che erano già operative sul posto. Fummo ingaggiati dalla Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, e iniziammo a lavorare. Pensavamo di rimanere qualche settimana, ma non fu così, almeno per me".
Perché Giovanni in Sri Lanka ci è rimasto per cinque anni e ancora oggi lavora per la Oim: "All'inizio dell'emergenza mi sono occupato di analizzare la situazione e valutare quante persone fossero state colpite, poi della distribuzione dei generi non alimentari - racconta - quelle persone avevano avuto le case distrutte e non possedevano più nulla. Io distribuivo coperte, materassi, piatti insomma tutto ciò che poteva servire. Di quei giorni ricordo la devastazione, ma soprattutto l'odore. Era l'odore della morte. C'erano animali e corpi ovunque. E le tante storie di dolore, due in particolare mi sono rimaste impresse. La prima quella di una donna, unica sopravvissuta della sua famiglia. Era in spiaggia con marito e figli quando l'acqua cominciò a ritirarsi. Nessuno era preparato ma il marito intuì che qualcosa di anomalo stava accadendo. Insieme tornarono a casa e si misero nel letto, quello che per loro rappresentava un luogo sicuro. Arrivò l'onda e si abbatté sulla casa, lei che non sapeva nemmeno nuotare si ritrovò aggrappata alla cima di un palma. Si salvò ma i suoi bambini e il marito morirono. L'altra storia che ancora oggi ricordo con grande dolore è quella di un'altra donna che perse il marito e, nella devastazione della loro casa, anche tutte le sue fotografie. Quella donna non aveva più nulla a cui aggrapparsi e temeva che presto avrebbe dimenticato il volto dell'uomo che aveva amato".
Giovanni, dopo la prima fase di risposta all'emergenza, comincia ad occuparsi della ricostruzione: "Un'intera generazione di professionisti era stata cancellata - racconta - servivano manovali, elettricisti e molte altre figure così avviamo dei corsi per insegnare questi mestieri ai ragazzi. Dopo qualche tempo in Sri Lanka cominciò anche una sanguinaria guerra civile, e continuammo ad aiutare la popolazione anche in quel terribile momento".
Dopo quest'esperienza Giovanni Cassani ha continuato a lavorare per la Oim, ed è stato inviato in diverse missioni: "Sono stato tra l'altro ad Haiti dopo il terremoto, nell'Africa dell'Ovest a Dakar e anche in Iraq del nord fino alla liberazione". Tante esperienze, ciascuna delle quali ha lasciato in Giovanni un segno, ma quella in Sri Lanka, quando era un giovane uomo all'inizio della sua carriera, lo ha segnato particolarmente: "Ho visto la foza di spirito e la capacità di reagire delle persone a un evento tragico - spiega - ho imparato a relativizzare i problemi, soffermandomi su quelli che sono davvero importanti e non sulle sciocchezze". In Sri Lanka Giovanni è tornato circa 5 anni fa e ha trovato un paese completamente diverso, in pieno sviluppo economico, anche se oggi i problemi non mancano.
Oggi Giovanni vive a Zurigo dove si è sposato e ha messo su famiglia, ma continua a lavorare a favore delle persone più deboli. "Mio papà Piero era un medico, è stato anche primario al san Biagio - conclude - con il mio lavoro aiuto le persone proprio come faceva lui con la sua professione".
Tra le immagini, scatti e video dello Sri Lanka colpito dallo Tsunami (credits Matteo Zanaria) e di altre missioni di Giovanni Cassani (Baidoa - Somalia, Iraq, Moschea di Mosul, Sinjar, Kologi Camp in Etiopia, Pemba in Mozambico)