Sanità - 12 gennaio 2025, 10:45

Tigano (Movimento Fiamma Tricolore) contro l'ospedale unico: "I cittadini del Vco figli di un dio minore?"

Il consigliere comunale di Verbania e responsabile nazionale del settore sanità del gruppo si schiera contro il no alla ristrutturazione di San Biagio e Castelli

Il dottor Giorgio Tigano, responsabile nazionale del settore sanità del Movimento Sociale Fiamma Tricolore e consigliere comunale di Verbania, interviene sul tema della sanità nel Vco, e in particolare sulle ultime notizie secondo cui si potrebbe tornare all’ipotesi dell’ospedale unico. Di seguito le sue parole.

“Sono di questi giorni le indiscrezioni di stampa secondo cui il comitato tecnico del Ministero ribalterebbe le decisioni della regione Piemonte di realizzare la ristrutturazione degli ospedali di Verbania e Domodossola e di tornare all’ipotesi di ospedale unico. Il tutto, sempre secondo indiscrezioni, sarebbe giustificato dai parametri previsti dal DM 70/2015 che regolamenta gli standard della rete ospedaliera. Pur non essendo possibile una valutazione sulle deliberazioni non ancora pubblicate di tale comitato, alcune considerazioni politiche sono già possibili:

1– Tale eventuale decisione a favore di un ospedale unico sarebbe giustificato dal rispetto dei parametri del DM 70/2015 che, per popolazione di 160.000 abitanti, prevede un solo ospedale di 1° livello con Dea. Questo basandosi su mere considerazioni statistiche e senza tener conto della peculiarità della provincia Vco con aree montane, popolazione sparsa e seri problemi di viabilità e trasporti. Nel caso le indiscrezioni trovassero conferma, si dovrebbe però spiegare la diversità di offerta dei servizi sanitari rispetto alla contigua provincia di Novara. Con una popolazione di 360.000 abitanti e senza particolari problemi di viabilità, in tale provincia sono operativi un ospedale di 2° Livello a Novara (che secondo il Dm 70 sarebbe possibile solo per popolazione tra 600.000 e 1.200.000 abitanti) e un ospedale di 1° livello a Borgomanero con rispettivo Dea a soli 30 km da Novara. Pur riconoscendo la necessità di queste due strutture ospedaliere in provincia di Novara, appare stridente la diversità di offerta sanitaria rispetto ai residenti del Verbano Cusio Ossola che, come “figli di un dio minore”, subirebbero i disagi derivanti da un unico nosocomio come punto di riferimento.

2– Se non sono da considerare futili i richiami del DM 70 sulla necessità di integrazione e collaborazione tra ospedali e territorio, come si fa a decidere sulla sostituzione dei due ospedali operanti quando la situazione della assistenza territoriale del Vco è allo sbando? Inutile ricordare che Domodossola e Verbania garantiscono nei loro presidi la quasi totalità delle prestazioni ambulatoriali che sul territorio non esistono se non in ambito privato. Ciò è possibile anche grazie all’opera dei medici che all’interno dei due nosocomi garantiscono contemporaneamente attività di reparto e ambulatoriale per esterni. Dunque, non si può decidere il numero di ospedali prima ancora di realizzare una rete territoriale adeguata (poliambulatori specialistici, pronti soccorso strategicamente dislocati, attività diagnostica ecc.). Solo quando vi sarà operatività di tali presidi territoriali si potrà decidere su numero e collocazione degli ospedali. L’ospedale unico risolverà la carenza di medici e infermieri nel Vco? Si facciano bene i conti sul numero di operatori sanitari indispensabili per un unico ospedale di oltre 300 posti letto e dei presidi territoriali autonomi. A meno che non si voglia concentrare tutto (Dea, attività di reparto, diagnostica, ambulatoriale territoriale) in un unico presidio provinciale, assurdità che peggiorerebbe ulteriormente i gravi disagi già in essere.

3– La stampa locale riferisce sulla convinta adesione della classe medica del Vco all’opzione dell’ospedale unico. A riprova di ciò si fa riferimento alla raccolta di firme organizzata dall’Ordine dei Medici del VCO che conta la sottoscrizione di circa 130 professionisti all’appello per un ospedale unico. Pur nel massimo rispetto delle opinioni dei colleghi firmatari, si fa presente che l’Ordine del Vco conta circa 1000 iscritti e una percentuale del 13% non è certo rappresentativa della intera classe medica locale.

Il presente appello è indirizzato al ministro della salute, all’assessore regionale e a tutte le forze politiche, locali, regionali e nazionali, affinché la riorganizzazione ospedaliera del Vco venga programmata, non solo secondo aridi studi statistici e considerazioni economiche, ma tenendo conto delle peculiari condizioni geografiche, della densità della popolazione, della viabilità e trasporti pubblici e soprattutto della organizzazione sanitaria territoriale che, proprio  in virtù di quanto auspicato dal DM70, non può prescindere dalle scelte dei presidi ospedalieri in un’ottica di integrazione e collaborazione.

l.b.