Attualità - 12 febbraio 2025, 12:00

''Sulla pesca nel Toce la sentenza è sostanzialmente favorevole al Parco Val Grande''

Soddisfatto il presidente Luigi Spadone dopo che ieri iil Tar si è pronunciato sui ricorsi presentati dalla famiglia Borromeo contro il regolamento emanato dall'ente di gestione

Foto: il Toce a Vogogna; nel riquadro il presidente della Val Grande, Luigi Spadone

Pubblicata ieri la sentenza del Tar Piemonte (la numero 335/2025) che ha deciso sul ricorso presentato dalla famiglia Borromeo e dalla Sag (società fondata nel giugno 1983 per incrementare e sviluppare il turismo nella zona del Lago Maggiore) avverso il regolamento per l’esercizio dell’attività di pesca nel territorio di fiume Toce ricadente nel territorio del Parco Val Grande. Regolamento approvato a marzo 2024 prima con un decreto del presidente e poi ratificato dal consiglio direttivo.

In particolare i ricorrenti lamentavano la non applicabilità del regolamento nelle aree soggette al loro diritto esclusivo di pesca, diritto che il Tar ha ribadito come esistente. 

Sono stati accolti questi motivi di ricorso con la conseguenza che sono stati annullati l’istituzione dell’area no-kill nel tratto della foce del Torrente Anza e, in particolare, l’area di divieto assoluto di pesca nel tratto che va da 20 metri a monte e 100 metri a valle della briglia di Migiandone nonché all’interno del passaggio per i pesci realizzato dalla Provincia nell’ambito del progetto IdroLife.

''Per tutto quanto il resto, il regolamento rimane quindi pienamente vigente, non avendo il Parco Val Grande violato nemmeno norme procedurali nella sua emanazione e venendone soprattutto confermata la legittimità anche nella parte in cui vieta ogni tipologia di immissione di materiale ittico se non espressamente autorizzata dal Parco stesso. 

Altresì legittimo è, inoltre, il tesserino rilasciato dal Parco per poter pescare nelle sue acque e viene infine escluso ogni risarcimento contrariamente a quanto richiesto dai ricorrenti'' spiegano dal Parco Val Grande.

Soddisfatto della sentenza il presidente Luigi Spadone secondo cui “il Parco non ha inteso disconoscere il diritto esclusivo, ma ha ritenuto legittimo regolamentarlo alla luce delle regole proprie delle aree protette. L'impianto ha retto al vaglio dei giudici che hanno nella sostanza confermato, pur accogliendo due motivi di ricorso, la correttezza dell’operato del Parco e hanno ulteriormente evidenziato la specialità della materia ambientale cui deve essere garantita particolare tutela tanto da avere evidenziato che rimane ferma la possibilità per l’ente di riesercitare il potere regolamentare, anche in relazione ai profili di disciplina caducati”.

Renato Balducci