Con l’aumento del 30% degli allarmi alimentari relativo alla frutta e alla verdura straniere occorre far valere il principio di reciprocità negli scambi commerciali, sia a livello comunitario che extra Ue, per tutelare la salute dei consumatori e l’attività degli agricoltori italiani dalla concorrenza sleale. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Rasff, diffusa in occasione del salone Fruit Logistica di Berlino, il più importante appuntamento europeo per il settore.
“A Berlino ribadiamo la forza dell’ortofrutta italiana - sottolinea Enrico Nada, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla frutticoltura –, fulcro della dieta mediterranea, che si basa sulle eccezionali qualità e sulla distintività delle nostre produzioni. Quest’anno abbiamo raggiunto i 12,5 miliardi di export ortofrutticolo tra fresco e trasformato, ma servono misure strutturali per sostenere i nostri produttori. Non possiamo più tollerare che ci siano disparità all’interno dell’Unione Europea sui fitofarmaci autorizzati. Allo stesso tempo dobbiamo favorire campagne per il consumo di frutta e verdura e per trasformare le mense scolastiche in spazi di educazione alimentare ed incentivare gli accordi di filiera, ampliando già quelli esistenti in Piemonte, per garantire un maggior equilibrio all’interno della filiera, rispetto tra i diversi attori e collaborazione per ottenere prodotti che soddisfino pienamente il consumatore”.
Il comparto frutticolo piemontese ha un fatturato di oltre 500 milioni di euro con una superficie di 18.479 ettari e oltre 7 mila aziende. Per le mele, la zona più vocata si concentra nella fascia prealpina che va da Pinerolo a Cuneo, si coltivano all’incirca 6 mila ettari di melo che coinvolgono circa 4 mila imprese. La produzione piemontese di pesche è di circa 2 milioni di quintali su una superficie di 4.416 ettari e 3.474 aziende.
“Resta aperta la lotta agli accordi di libero scambio che non garantiscono il rispetto del principio di reciprocità poiché serve che tutti i prodotti che entrano nell’Unione devono rispettare gli stessi criteri sanitari, ambientali e di rispetto delle norme sul lavoro – ricordano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. Coldiretti è assolutamente favorevole agli scambi internazionali e punta a una continua crescita delle esportazioni. Tuttavia, mentre le nostre aziende sono tenute a rispettare rigorosi obblighi quando esportano, non si comprende perché l’Europa non applichi gli stessi criteri”.