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Sanità | 26 febbraio 2025, 19:00

''Con le case di comunità più servizi ai cittadini''

Dovrebbero sorgere a Omegna, Verbania e Domodossola. Anche di questo si è parlato sabato al confronto di Villadossola, presente l'ex ministro Roberto Speranza

Foto: sabato scorso l'incontro con l'ex ministro Speranza a Villadossola

Foto: sabato scorso l'incontro con l'ex ministro Speranza a Villadossola

‘’Le tre case di comunità del Vco garantirebbero più servizi ai cittadini, così come le case della salute rappresentano oggi un presidio quotidiano’’. Lo ha detto Antonio Lillo, vicepresidente dei medici del Vco e professionista presso la casa della salute di Cannobio, intervenendo al dibattito di Villadossola, presente l’ex ministro della sanità, Roberto Speranza .

Nel Vco si è al lavoro per aprire il prima possibile i cantieri per le tre case di comunità a Omegna, Domodossola e Verbania ma anche per l’ospedale di comunità a Gravellona. Anche per non rischiare di perdere il finanziamento del Pnrr di  7 milioni. Veri hub sanitari  che diverrebbero un punto di riferimento 24 ore su 24 r ridurrebbero gli accesso ai pronto soccorso degli ospedali.

Uno sfogo necessario per una sanità, come quella del Vco, che è stata definita nel dibattito di Villadossola ‘’preoccupante’’. Michela De Nicola, esponente del Pd,  consigliere comunale a Verbania e dipendente di Asl Vco,  ha evidenziato ‘’come l’ospedale unico sia la sola soluzione’’, di fronte ad una situazione attuale che vede ‘’carenza di personale, costi di due presidi, inadeguatezza delle strutture ospedaliere e anche della difficile viabilità della nostra provincia. Una situazione che rende il nostro territorio poco attrattivo’’.

Le Case di Comunità sono considerate un po’ il cuore della riforma dell’assistenza sanitaria territoriale. Entro la metà del 2026, infatti, l’Italia dovrà attivarne circa un migliaio su tutto il territorio nazionale, costruendo o riconvertendo edifici esistenti, dotandole di personale e strumentazione utile a fornire i servizi sanitari previsti. L’obiettivo è  di rafforzare l’assistenza sanitaria di prossimità, quella che oggi è incarnata dagli ambulatori dei medici di base e dai medici della continuità assistenziale.

Il Pnrr ha inizialmente previsto l’attivazione di 1350 Case della Comunità sul territorio, indicativamente 1 ogni 40-50.000 abitanti.

L’Italia ha però ottenuto dalla Commissione Europea la possibilità di rimodulare questo obiettivo per compensare l’aumento dei costi incorso negli ultimi anni, target ora fissato ad un minimo di 1038 Case della Comunità.

Avranno un ruolo intermedio tra gli ambulatori dei medici e dei pediatri di famiglia e l’ospedale. Lo scopo? Offrire ai cittadini un’assistenza di base complementare a quella che già ricevono dai propri medici e pediatri, assicurando così una continuità dell’assistenza quando gli ambulatori di questi ultimi non sono aperti, anche in orari diurni. E ridurre il ricorso improprio al Pronto Soccorso per problemi di salute non realmente urgenti, con l’obiettivo dichiarato di ridurne il sovraffollamento.

Renato Balducci

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