Barbara Schiavulli a 13 anni voleva fare la giornalista di guerra. Voleva denunciare la violenza, i soprusi, le ingiustizie. Ha raccontato tutti i conflitti degli ultimi vent’anni: Iraq, Afghanistan, Palestina. E questa sera, alle 18.00, sarà in biblioteca ad Omegna per dialogare di guerra insieme a Giulia Rodari. “Ho imparato a raccontare la guerra annusandone la puzza, nascondendomi dietro a muretti, lavandomi il sangue dai vestiti, ho imparato a cercare le storie e a capire le persone. Ho stretto gli occhi per non piangere davanti a donne con le anime spezzate e i corpi distrutti. Ho fatto la linguaccia a bambini afghani di strada che non avevano mai visto un adulto fare le smorfie. Ho puntato il dito contro l’ex capo della Cia e ho rimproverato militanti e miliziani. Ho visto amici morire e le loro parole sfumare. Ho scritto sempre. Senza mai smettere anche quando ero troppo stanca. Anche quando il dolore che uno si porta dentro sembra farti soffocare. Anche quando i giornali ti guardavano dall’alto al basso. Ho scritto per tutti quelli che volevano leggere. Non saprei fare altro. Perché questo mestiere non è un lavoro, è un privilegio. Essere la persona nel posto e nel momento in cui si fa la storia, piccola o grande che sia, essere la persona che ascolta, che assorbe le vite degli altri è qualcosa di speciale”, così si esprime Barbara Schiavulli. “Con Burqa Queen - spiega l'assessore alla cultura Mimma Moscatiello - Barbara ci porta in Afghanistan, un mondo dove la paura è potere e dove il burqa trasforma le donne in fantasmi...per non essere viste".
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