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Digitale | 17 marzo 2025, 15:55

Quando il gioco arriva nel mondo della storia dell’arte

Quando il gioco arriva nel mondo della storia dell’arte

Il fascino che l’uomo ha avuto per il mondo del gioco è sempre stato piuttosto elevato: fin dalla nostra presa di coscienza come razza abbiamo sempre avuto una certa fascinazione per tutto quello che è il delicato rapporto tra rischio e ricompensa. 

Dalle opere rinascimentali alle rappresentazioni più moderne, il mondo del gioco e del divertimento ha sempre fatto capolino tra le rappresentazioni visive dell’allora presente. Tensioni, speranze e richiami al destino hanno ispirato pittori, scultori e artisti di ogni epoca a dare il meglio di sé.

La storia dell’arte è costellata di giocatori di carte, dadi, scene di scommesse e tanto altro, in rappresentazioni ludiche che nascondono significati simbolici più profondi legati alla fortuna, al rischio e alla condizione umana poi.

All’interno di questo articolo vedremo come è stato rappresentato il mondo del gioco prima che i casinò diventassero i luoghi di lusso che abbiamo imparato a consocere ora come ora.

Dove nascono le prime illustrazioni

Le primissime rappresentazioni del gioco risalgono alle civiltà antiche, con greci e romani che erano noti per il loro amore per i giochi di fortuna. Sono molte le ceramiche e gli affreschi che riportano scene di soldati che giocano ai dadi, con forse i più famoso esempio legato alla città di Pompei. Qui infatti è stato rinvenuto un affresco che raffigura 2 uomini nell’atto di lanciare i dadi con accanto una scritta che recita, solenne, “io ho vinto”.

Durante il corso del medioevo, invece, il gioco è stato sovente associato al peccato: nell’arte medievale i giocatori erano raffigurati in maniera negativa, come simbolo principe della corruzione morale, il tutto a causa della fortissimia impronta religiosa che all’epoca dominava il mondo. Erano moltissimi i dipinti religiosi in cui carte e dadi venivano rappresentati come tentazioni e deviazioni dal cammino dell’uomo rotte.

Emblematico è l’esempio di una bellissima miniatura contenuta all’interno del “libro delle ore” di Caterina di Cleves, un manoscritto del quindecismo secolo, in cui i giocatori di dadi sono ritratti con espressioni poco raccomandabili e sguardi ingannevoli, quasi a voler sottolineare l’aspetto di rischio contenuto all’interno del gioco stesso.

Tra gioco e simbolismo

Con l’arrivo del rinascimento si modifica anche la rappresentazione del gioco d’azzardo. Gli artisti, infatti, iniziano a ritrarre le scene di gioco con maggiore realismo andando a esplorare non soltanto la dimensione ludica ma anche l’aspetto psicologico dei giocatori. Caravaggio, ad esempio, lo fa con “i Bari”: un dipinto che racconta un momento di gioco mentre Jan Steen, in opere come “il gioco delle carte” inquadra l’aspetto più giocoso e immaginifco della passione. 

La combinazione di questi fattori ha fatto poi da base per il ricco numero di opere che hanno popolato l’età moderna tra diciottesimo e diciannovesimo secolo. Il pittore Jean Baptise Siméon Chardin, ad esempio, ha raffigurato i momenti di gioco con un approccio intimista menter Thomas Rowlandson ha inquadrato i giocatori con caricature satiriche, esagerandone i vizi e i comportamenti impulsivi.

Probabilmente l’opera più famosa in tal senso è stata dipinta da Èdouard Manet, con “Il bar delle folies-bergére”, che cattura l’atmosfera di un locale parigino in cui il gioco d’azzardo e la vita notturna si sono fusi in maniera affascinante e contemporaneamente malinconica.

Quello che è successo durante il corso del novecento è ancora più interessante, in quanto il mondo della storia dell’arte si è preso sempre meno sul serio ed ha iniziato a costruire sovrastrutture in grado di applicare i concetti “del bello” artistico anche altrove.

Dalla pop art di Andy Warhol, quindi, si è arrivati alle illustrazioni che permeano il mondo delle slot online, con design, estetica delle macchine da gioco che richiamano in maniera anche incosciente tutto quello che abbiamo visto finora.

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