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Attualità | 15 aprile 2025, 18:00

Studio sui lupi nel Vco, l'associazione per la tutela dell'ambiente: "Monitoraggio monco ed elusivo"

"Il progetto è proposto dal dottor Meriggi, che da sempre nega le evidenze scientifiche sulle aggressioni ad animali e persone"

Studio sui lupi nel Vco, l'associazione per la tutela dell'ambiente: "Monitoraggio monco ed elusivo"

La sera di venerdì 11 aprile presso il circolo di Cambiasca si è svolto un incontro pubblico organizzato dalla provincia del Vco e dall'Università degli Studi di Pavia, in cui sono intervenuti il dottor Aurelio Perrone in qualità di tecnico faunistico e la dottoressa Elena Bigarella dell'Università di Pavia, la quale ha ottenuto l'incarico di eseguire una serie di rilevamenti sul campo attinenti ai lupi. “Curiosamente – sottolinea in una nota l’associazione nazionale per la tutela dell'ambiente e della vita rurali - dall'area dello studio sono stati esclusi i territori, dove pure i lupi stanno, delle Aree protette dell'Ossola e del Parco nazionale della Valgrande”. Proseguono dall’associazione: “Potremmo dire quindi un monitoraggio monco e pertanto partito subito male. C'è da dire che il progetto – del costo di 40.000 euro su due anni, erogati dalla provincia e chiamato "Studio della presenza del lupo nella provincia del Verbano Cusio Ossola e di valutazione del rischio di predazione per le aziende zootecniche" – pare essere elusivo quanto i lupi, definiti infatti sempre elusivi dai ricercatori, anche se ormai li si vede persino nei centri abitati di giorno. Molti sindaci riferiscono che il progetto non l'hanno mai visto né ricevuto, mentre a pochi altri si sono palesate tre – ripetiamo tre – paginette. Insomma, parrebbe più segreto del sesso degli angeli”.

“All'inizio l'incontro pubblico è andato bene, con persone anche in piedi, e i relatori hanno chiesto l'aiuto dei presenti – allevatori, agricoltori, cacciatori e così via – affinché segnalassero con un'apposita app del cellulare eventuali predazioni da lupo, tracce, avvistamenti e altro. C'era pure un kit da distribuire, ossia sacchettini di plastica in cui mettere le feci trovate qua e là per campi e fratte, da cui esaminare il Dna degli eventuali lupi. Ma il tutto è degenerato – spiegano dall’associazione - quando tra il pubblico qualcuno ha letto un dépliant distribuito in sala, nel quale erano scritte affermazioni addirittura deliranti, ossia che "aggressioni a uomini e cani non sono mai state documentate in maniera certa negli ultimi secoli". Insomma, si è andati proprio lì a dire a quella gente che i loro cani da caccia e compagnia non erano mai stati mangiati dai lupi. A detta di molti dei presenti questa è stata solo una provocazione. Ricordiamo che esistono purtroppo centinaia di casi documentati in Italia – persino di cagnolini al guinzaglio, come capitato nel centro del comune di Palombaro davanti a testimoni, cosa accertata persino dalle forze dell'ordine. Le predazioni di cani sono anche scientificamente provate con Dna e segnalate dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), branca scientifica del ministero dell'ambiente. Ma a quanto pare la cosa è sfuggita all'Università di Pavia”.

Prosegue l’attacco: “Per non parlare delle aggressioni dei lupi alle persone, sempre negate dal dottor Alberto Meriggi (essendo in pensione, senza incarichi e non emerito, a norma di regolamento universitario non è più professore) dell'Università di Pavia, il quale da decenni nega l'evidenza scientifica. Addirittura – un esempio tra tanti – su La Provincia Pavese dell'11 febbraio 2015 dichiarò che esisteva solo "un caso accertato di uccisione di un neonato abbandonato in India da parte di un lupo zoppo non in grado di cacciare prede selvatiche". Ma il famoso e documentatissimo studio scientifico The fear of wolves: A review of wolf attacks on humans del 2002, opera di diciotto super esperti internazionali di lupi (il professor Luigi Boitani l'unico italiano ammesso), accertava solo nella regione di Hazaribagh, stato indiano di Bihar, oltre 200 bambini predati dai lupi e molti di più feriti dal 1985 al 1995. Più altri 76, di cui 50 uccisi e divorati, in soli otto mesi nel 1996 sempre in India in Uttar Pradesh. E altri dieci nell'Andra Pradesh nel 1980-81. Ma il professor Meriggi semplicemente negava l'evidenza scientifica e documentata, e parrebbe che l'Università di Pavia non sapesse oppure lasciasse fare. Ci si chiede dove sia la finalità dell'onestà intellettuale. Non solo, sempre Meriggi il 20 ottobre 2024 dichiarò sullo stesso giornale che i casi di attacchi all'uomo da parte di lupi "non sono mai stati registrati in Europa", quando invece lo stesso studio succitato riporta solo nel XIX secolo per l'Italia 112 attacchi, di cui 77 persone uccise, e delle quali solo 5 da lupi idrofobi mentre negli altri 72 casi si trattò di attacchi predatori, anche con il consumo delle vittime. Ma gli devono essere sfuggiti anche i casi delle persone predate mortalmente in Italia dal 1914 al 1922 a Roccaraso, Palena, Rivisondoli, Cittaducale, tutti casi citati dal grande esperto zoologo di fama internazionale professor Giuseppe Altobello”.

Si legge ancora nella nota dell’associazione nazionale per la tutela dell'ambiente e della vita rurali: “Meriggi, ancora il 10 ottobre 2024 dichiarò che "Non esistono casi di lupi che abbiano aggredito l'uomo, non si sono mai verificate aggressioni ", nonostante il fatto che – limitandosi alla sola Italia – una lupa del tutto selvatica nel 2022-23 nell'arco di un anno nella zona abruzzese di Vasto e San Salvo attaccò quindici volte delle persone, ferendone tredici, medicate all'ospedale di Vasto. Di questi, addirittura due bambini di 4 anni, feriti entrambi alla schiena, furono trascinati via dall'animale di giorno e sulla spiaggia, ma furono salvati dai genitori che li trattennero per le gambe. Nel 2024 furono attaccati e feriti, in due diverse occasioni ma dallo stesso lupo, una bambina e un uomo a Casalbordino. Inoltre, nello stesso anno un bambino fu attaccato e morso da un lupo in un campeggio a Finale Ligure. Sempre nel 2024 un bambino di 5 anni fu attaccato, trascinato via e ferito da un lupo addirittura dentro la città di Roma, salvato a fatica dallo zio e da un gruppo di ragazzi. Questi sono dati confermati anche dal ministero dell'ambiente. Meriggi però nega a prescindere”.

Tornando alla situazione nel Vco, l’associazione spiega: “Perché abbiamo citato il dottor Meriggi? Perché fu lui a proporre lo studio sul lupo nel Vco alla provincia. Ed era lui il docente dell'Università di Pavia del dipartimento di scienze della terra e dell'ambiente sotto cui si è laureata la giovane dottoressa Elena Bigarella la quale, a nostro parere, è incolpevole in quanto ha imparato quello che le è stato insegnato. A proposito, a chi di dovere all'Università dev'essere anche sfuggito che da mesi il dottor Meriggi è meritatamente in pensione, ma che figura tuttora nel sito come Responsabile del laboratorio di zoologia - gestione e conservazione della fauna, che invece è retto ormai da mesi dal professor Achaz von Hardenberg. E che forse avrebbe dovuto controllare meglio il dépliant fornito all'incontro di Cambiasca, notandone così le incongruità e pure il fatto che il responsabile di questo progetto è lui e non la dottoressa Bigarella, come invece c'era scritto”.

Conclude l’associazione: “Infine, che dire della scelta della provincia Vco, e del suo presidente, di accettare un progetto di Meriggi, senza controllare le sue succitate "elucubrazioni" scientifiche pure di dominio pubblico, anche alla luce della "valutazione del rischio di predazione per le aziende zootecniche"? Pertanto, la nostra associazione auspica che il progetto venga cancellato dalla provincia così com'è, oppure modificato in base alla vera conoscenza e obiettività scientifica”.

l.b.

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