Sanità - 25 aprile 2025, 19:03

''Come evitare la chiusura del punto nascite? Con l'Ospedale unico, che andava già fatto 25 anni fa''

Intervista al medico Davide Bonacci, di Insieme per un dono: ''Garantirebbe di costruire un reparto all’avanguardia, per concentrare tutte le risorse sia economiche, sia tecniche, sia professionali in un unico posto e fungerebbe da attrattiva anche per altre zone ''

Il punto nascite di Domodossola; nel riquadro il dottor Davide Bonacci

Ci risiamo, il punto nascite torna a rischio chiusura: le lotte passate non sono servite a nulla? Lo chiediamo a Davide Bonacci, medico, rappresentante di ‘’Insieme per un dono’’, l’associazione nata a fini benefici e trasformatasi nella ‘stella polare’’ nella lunga battaglia contro la chiusura del Punto nascite del San Biagio. Battaglia che dura da almeno 20 anni, visto che la politica torna spesso alla carica per cercare di chiudere un servizio importantissimo per l’Ossola e soprattutto la valli.

’’Direi che proprio grazie alle lotte passate non si è mai arrivati alla chiusura definitiva. Per cui sono servite eccome! Tutto nasce dalla scelta scellerata della politica (dx o sx cambia poco) di non decideree. Se la politica avesse scelto 25 anni fa di costruire un nuovo ospedale unico provinciale non saremmo qui a discutere ancora di chiusure di reparti e di fughe dei pazienti e del personale medico e paramedico dagli ospedali pubblici. La politica non ha scelto e questo è il risultato a 25 anni di distanza. Insieme per un dono da sempre è a favore dell’Ospedale Unico Provinciale. Poi la scelta su dove farlo non spettava certo a noi ma alla politica. 25 anni fa la scelta di Piedimulera sembrava fatta proprio per dire:” facciamolo ovunque basta che non sia a Domodossola” e questa è la motivazione che ci ha spinto a schieraci per l’ubicazione del nuovo ospedale a Domodossola, peraltro, nel terreno che tutti gli studi geologi e tecnici avevano definito il migliore della provincia. Il resto è storia. Siamo ancora qua!’’

Perché il numero dei parti è così calato al San Biagio?

‘’Le motivazioni sono tante. In primo luogo, le nascite sono in drastico calo in tutt’Italia e il VCO non fa eccezione.

In secondo luogo, la “politica denigratoria” abilmente e demagogicamente sviluppata sul punto nascite di Domodossola ha fatto il resto. Innanzitutto, è stata deliberatamente limitata la possibilità di nascere a Domodossola escludendo a priori i casi di parti a potenziale rischio, i casi di parti cesarei programmati, i casi di parti gemellari e i casi con pregresse problematiche nei parti precedenti. Molte donne sono state obbligate quindi a programmare il parto a Verbania proprio perché a Domodossola non sarebbe stato comunque possibile partorire. Questo è sto il modo in cui la politica sanitaria dell’Asl ha cercato di incrementare le nascite in maniera considerevole su Verbania per giustificare la chiusura di Domodossola ma è successo che molte donne hanno deciso di andare altrove in strutture molto più attrezzate della stessa Verbania, dove fossero presenti tutte le risorse necessarie in caso di emergenza (neonatologia, rianimazione neonatale etc).  Questo non ha quindi comportato una crescita esponenziale dei parti a Verbania come auspicato dalla politica dell’Asl.  Non si deve quindi biasimare (come leggo sui social) una donna che a fronte dell’impossibilità oggettiva di partorire a Domodossola scelga di rivolgersi in un altro ospedale, magari diverso da Verbania. Come dire, già che me ne devo andare scelgo di andare in una struttura di I livello. Ovvio che poi la gente si abitua, fino ad arrivare a pensare che a Domo non si possa più partorire! Questo senza nulla togliere alla professionalità e alla competenza della maternità di Verbania dove peraltro sono nate le mie due nipotine. Una è nata a Verbania durante l’emergenza Covid dove non era possibile nascere a Domodossola e l’altra è nata a Verbania proprio perché mia figlia si è trovata molto bene in quel reparto e ha deciso di ternare lì a partorire. Questo per ribadire che non è Verbania il problema, anzi!’’

Si sostiene che un punto nascite con pochi parti sia pericoloso: è vero? 

‘’Da un punto di vista medico scientifico sicuramente la casistica è molto importante e non solo per quanto riguarda il parto. Ovvio che se un chirurgo, anche bravo, esegue 100 interventi l’anno ci metterà 10 anni ad avere la casistica di uno, magari meno bravo, che esegue 1000 interventi l’anno. Lo stesso vale per tutta la struttura che supporta i 1000 interventi rispetto a quella che ne supporta 100. L’esperienza maturata è sicuramente diversa e quindi diversa sarà la capacità di gestire le complicanze. A parità di bravura, competenza e organizzazione è ovvio che chi ha una casistica maggiore diventa statisticamente più preparato ad affrontare qualsiasi problematica che può accadere durante qualsiasi atto medico. La definizione di “pericoloso” fa proprio parte di quella strategia denigratoria di cui parlavo nel punto precedente’’

Qual è la soluzione per evitare la chiusura?

‘’La risposta è sempre la stessa: l’Ospedale Unico! Questo garantirebbe di costruire un reparto all’avanguardia, che concentri tutte le risorse sia economiche, sia tecniche, sia professionali in un unico posto e fungerebbe da attrattiva anche per altre zone non afferenti al nostro territorio. Le strutture moderne, organizzate, aggiornate attirano le competenze e quindi anche i pazienti. 

Diversamente i casi sono due:

1 - manteniamo 2 ospedali? Allora ci devono essere due strutture di pari dignità che possano garantire sicurezza sia alle persone di Formazza, sia a quelle di Cannobbio, anche a fronte di costi enormi che potrebbero essere giustificati solo per la particolarità del nostro territorio montano e con grosse problematiche di viabilità e con una densità abitativa molto scarsa. Unica scelta per me possibile!

2 - manteniamo due ospedali ma chiudiamo un punto nascite? In questo caso se di decidesse mantenere un solo punto nascite sarebbe proprio la struttura che si trova nel posto più disagiato a dover essere mantenuta aperta!

Le Valli ossolane sono chiuse e i residenti non hanno altre alternative che scendere a Domodossola in caso di emergenza urgenza e quindi anche di parto. Lo abbiamo visto bene in questi giorni di piogge torrenziali. Qualsiasi evento naturale e non, comporta per le nostre valli l’impossibilità di raggiungere altre strutture. La sola valle Vigezzo può usufruire della possibilità di raggiungere Verbania o qualsiasi altro centro (compreso il famoso Baricentro di Ornavasso) attraverso la valle Cannobina o la Centovalli. Per cui l’Ossola è sicuramente più isolata e togliere l’unica struttura pubblica che garantisca l’emergenza urgenza significherebbe non garantire a oltre la metà dei cittadini della provincia garanzia sanitaria certa. In sostanza se si deve scegliere dove tenere un punto nascite aperto si dovrebbe scegliere proprio Domodossola!’’

Si vuole potenziare i due ospedali, come è pensabile avere un ospedale quasi nuovo senza punto nascite?

‘’Questa è una balla della politica, punto e basta. Una promessa mai mantenuta e che mai verrà realizzata. Non mi dilungo su questa folle idea della ristrutturazione di due ospedali vecchi, obsoleti sia come architettonica sia come locazione. Sarebbe l’ennesima follia sia economica sia politica che non risolverebbe nessuno dei problemi che affliggono i nostri ospedali, dalla fuga dei medici, degli infermieri e di tutte le figure professionali, all’attrattiva che potrebbero avere due mezzi ospedali ristrutturati nei muri ma non nella sostanza!’’

Ad oggi solo Pizzi si è mosso: è calata l'attenzione sul tema?

‘’La gente è stufa, tanto sa che il problema non si risolverà mai. La politica ha paura di perdere il consenso per cui non prenderà mai una decisione che possa riportare la gente in piazza. La storia di insieme per un dono è emblematica. Negli anni duemila ci siamo trovati noiI a trattare con la regione proprio per l’ipotizzata chiusura della pediatria e del punto nascite, proprio perché la politica non era in grado di farlo! Ricordo le udienze al tavolo delle trattative in Regione dove dall’altra parte del tavolo c’era Insieme per un Dono, sostenuta dalla forza dei Sindaci ossolani e delle genti dell’Ossola, a trattare e non certo la politica e i politici locali.

È bastato un post su un social di Insieme per un dono per risvegliare l’interesse dei giornalisti e il sostegno di tanta gente nei confronti di una associazione che negli ultimi tempi si era un po’ defilata per scelta propria ma che è pronta a “scatenare l’inferno” e a ricompattare le truppe in caso di necessità. Questo i politici (tanto sono sempre gli stessi) lo sanno benissimo e vedrete che faranno per l’ennesima volta marcia indietro’’

Renato Balducci