Una giornata speciale quella del 21 maggio a Gravellona, che ha festeggiato i 100 anni dell'asilo Monumento ai Caduti, da sempre un punto di riferimento nel tessuto sociale cittadino. Tanti momenti conviviali, la santa messa officiata dal vescovo Franco Giulio Brambilla, la presenza delle autorità, delle suore e dei bambini che ancora oggi frequentano l'asilo. E un lungo saluto e ricordo di quello che è stato, di quello che è e di quello che sarà da parte del sindaco Gianni Morandi, che riportiamo integralmente.
Questo centenario assume per la nostra comunità molteplici significati sui quali mi sembra giusto sottolineare alcuni aspetti che ritengo fondamentali. Certamente ci sono alcuni aspetti che riguardano il passato, ma che influenzano fortemente il presente e che consentono di guardare al futuro con rinnovata fiducia.
Senza, ovviamente, entrare troppo nei dettagli del lungo e faticoso percorso, che per chi volesse è possibile ripercorrere guardando i verbali e gli altri documenti storici così ben raccontati nel libro che fu scritto in occasione del 75° anniversario da Alberto Danieletto (e che ci ricordano che non è solo un problema di oggi quello dei tempi di costruzione delle opere più importanti), possiamo però citare il fatto che il bisogno di un asilo, che offrisse supporto alle madri che erano impegnate nel lavoro anche allora, risale addirittura già al 1868 e sono risalenti al 1904 i primi documenti relativi alla costituzione del comitato “Pro Erigendo Asilo” che iniziò a svolgere attività di raccolta fondi e all’acquisizione dei primi lotti di terreno.
Fu però dopo la prima guerra mondiale che le forze dei gravellonesi si concentrarono davvero in tutte le componenti, come descritto nel libro del compianto Don Angelo Ferrari che nel suo libro “Linee di storia gravellonese” usa queste parole: “…con la partecipazione unanime e entusiastica di tutti gli enti, industriali, operai e popolazione, venne finalmente eretto sul terreno più sopra indicato il nuovo fabbricato dell’Asilo che viene dedicato ai GLORIOSI CADUTI GRAVELLONESI”
Ed è proprio questo il punto su cui dobbiamo porre la maggiore attenzione: tutte le componenti dell’allora società, comprendendo gli enti, i grandi industriali dell’epoca che a Gravellona erano molti e facoltosi, basti pensare ai nomi che si trovano nei verbali che comprendono praticamente tutti quelli che erano i protagonisti della grande industria di allora che contava centinaia e centinaia di dipendenti e che per decenni ha rappresentato un vero e proprio cuore pulsante dell’economia di tutto questo territorio. Ma insieme a enti e industriali vengono citati gli stessi operai e tutti i cittadini perché davvero tutti si sentirono accomunati dal desiderio di realizzare qualcosa che avesse un valore assoluto, ciascuno forse per motivazioni diverse e con possibilità di partecipazione diversa, ma tutti consapevoli e disposti a fare qualcosa per realizzare il luogo della cura dei propri figli; se pensiamo a quella che era la condizione in cui si viveva in quegli anni in cui a malapena si riuscivano a garantire dei pasti decenti in tavola e c’era ben poco di tutto ciò che oggi diamo per scontato come l’acqua in casa, le strade, la corrente elettrica, il riscaldamento per non dire dei servizi alla persona; e proprio questa mancanza di TUTTO fece trovare a quelle persone il desiderio e la forza di realizzare QUALCOSA proprio partendo dalla cura di quello che di più importante potevano avere al mondo: i loro bambini.
E’ facile immaginare che in quegli anni, subito successivi alla fine della prima guerra mondiale che era costata fame e carestia, e per tantissime famiglie era costata anche in termini di perdite di vite, chi un figlio, chi un fratello, chi un padre e fu una tale tragedia che tutti sentivano il bisogno di fare qualcosa per ricordare e onorare i propri cari e quale modo migliore poteva esserci se non realizzare qualcosa che non fosse semplicemente un monumento fine a se stesso che pure avrà un valore, ma ancor più valore assume la loro scelta di erigere un edificio che diventasse l’asilo infantile e che fosse esso stesso il Monumento.
Asilo Monumento ai Caduti quindi, e da 100 anni la comunità di Gravellona attraverso varie vicissitudini, a volte anche molto complicate e a volte più favorevoli, si è stretta attorno a questo luogo trovandolo sempre come il luogo del sorriso dei bambini e dove sorridono i bambini non c’è nessuno che può resistere, al sorriso di un bambino non si può che rispondere con un sorriso e per qualche momento tutto il resto non esiste, passa in secondo piano, sono loro che si prendono cura di noi e la nostra gratitudine non può che andare proprio a coloro che 100 anni fa hanno compreso ben prima di noi quali fossero le priorità.
C’è poi una caratteristica fondamentale che ha sempre conferito un valore e un significato speciale a questo asilo e questa caratteristica è la presenza, fin dai primi anni, delle suore salesiane. Una presenza costante, rassicurante, laboriosa e naturalmente portatrice di tutti quei valori che sono alla base della religione cristiana e che hanno sempre trovato qui interpretazione autentica e applicazione nella vita di tutti i giorni. Con l’accoglienza, la disponibilità, il lavoro silenzioso e attento verso i bisogni dei bambini e delle famiglie che, seppur con profondi mutamenti nel corso dei decenni, emergono spesso, con le loro fragilità e le loro difficoltà e hanno bisogno di trovare, oltre alla soluzione di problemi pratici, anche di trovare un supporto umano che faccia trovare dietro a delle professionalità anche delle sensibilità umane e spirituali e che sappiano rispondere parlando anche al cuore delle persone.
A questo punto non posso non citare il fatto che uno strano scherzo del destino sembra che abbia voluto far coincidere questa ricorrenza di festa con la notizia, ricevuta alcuni mesi fa, che consiste nell’inizio della fase conclusiva di questa collaborazione centenaria. E’ ormai notizia diffusa e ufficiale che la comunità delle suore salesiane di Gravellona chiuderà nel corso di quest’anno e credo di poter interpretare il sentimento di tutti nel dire che a loro dobbiamo un gigantesco ringraziamento, a suor Agata, suor Adelina, suor Elena e infine suor Maria Grazia, la direttrice, mi auguro che avremo modo di dedicare un saluto speciale prossimamente ma nel frattempo credo che il ringraziamento in questa occasione sia doveroso e per loro tramite a tutte le suore che hanno vissuto e lavorato a Gravellona nel corso di questi cento anni.
Concludo quindi, ritornando alle mie riflessioni iniziali. Festeggiamo oggi 100 anni di storia che come avrete capito hanno costituito una base e delle fondamenta solide che sono parte integrante del Dna della città di Gravellona in tutte le sue componenti istituzionali, economiche e sociali; questa lunga storia sempre caratterizzata da una gestione razionale ed oculata grazie ai vari amministratori volontari che si sono succeduti nel tempo fino a quelli attuali che si sono anche trovati a gestire i passaggi imposti dalla riforma del terzo settore, hanno sempre avuto e hanno tuttora ben presente lo spirito con cui fu edificata questa scuola e c’è quindi tutta la consapevolezza di avere la responsabilità e l’opportunità di continuare ad impegnarsi anche per il futuro con lo stesso spirito.
Certamente la notizia della partenza delle suore ha destato un certo disorientamento, all’inizio soprattutto emotivo, e successivamente anche per tutte le implicazioni pratiche e i significati che questo comporta, ma proprio per il valore e i valori che sentiamo di perdere non possiamo che cogliere questa ineluttabile situazione come uno stimolo per far prevalere lo spirito di comunità che aveva animato i nostri antenati più di un secolo fa, grazie al quale hanno saputo unire le loro forze e le loro intelligenze per edificare questo asilo e noi ora lo dovremo fare per continuare a farlo vivere con la stessa forza, la stessa determinazione e la stessa umanità. Lo dobbiamo a loro, lo dobbiamo alle famiglie che ne hanno bisogno, e soprattutto lo dobbiamo ai nostri bambini e ai bambini che verranno.