Sanità - 14 ottobre 2024, 12:00

Emergenza sanitaria in Italia: 4,5 milioni di cittadini rinunciano alle cure

Un rapporto della Fondazione Gimbe denuncia il grave stato del Servizio sanitario nazionale, evidenziando motivazioni economiche e carenze strutturali che mettono a rischio il diritto alla salute

Emergenza sanitaria in Italia: 4,5 milioni di cittadini rinunciano alle cure

Un allarmante rapporto della Fondazione Gimbe mette in luce la crisi del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) italiano, rivelando che nel 2023 circa 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a ricevere cure mediche. La presentazione di questo studio è avvenuta al Senato, dove il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta, ha sottolineato che “la vera emergenza dell’Italia è il servizio sanitario nazionale”.

Secondo il rapporto, 2,5 milioni di queste persone hanno citato motivi economici come causa principale della loro decisione di non cercare assistenza. Il documento denuncia anche una grave crisi del personale medico e un crescente divario tra Nord e Sud, evidenziando che l’aumento della spesa sanitaria a carico delle famiglie ha raggiunto livelli critici.

Un aspetto preoccupante è il divario della spesa sanitaria pubblica pro capite, che in Italia è inferiore di 889 euro rispetto alla media dei Paesi Ocse membri dell’Unione Europea. Questo scarto accumula un deficit totale di circa 52,4 miliardi di euro.

Il rapporto evidenzia che la situazione attuale del Ssn si avvicina a un “punto di non ritorno”. Secondo Cartabellotta, “i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi”. I soggetti più vulnerabili, tra cui le fasce socio-economiche deboli, gli anziani e coloro che vivono nel Mezzogiorno, stanno subendo le conseguenze più gravi.

La ricerca parla di un “definanziamento cronico” della sanità, derivante da scelte politiche che negli ultimi 15 anni hanno visto tutti i governi considerare la spesa sanitaria come un costo da ridurre, anziché una priorità da sostenere.

Dal 2010 al 2024, il fabbisogno sanitario nazionale è aumentato di 28,4 miliardi di euro. Tuttavia, questo incremento non ha potuto affrontare le spese straordinarie causate dalla pandemia di Covid-19. Negli ultimi due anni, la maggior parte delle risorse è stata assorbita dai costi pandemici, senza permettere un reale potenziamento del SSN.

Le previsioni per il futuro non sono ottimistiche: il Piano strutturale di Bilancio del governo stima una riduzione del rapporto spesa sanitaria/Pil dal 6,3% al 6,2% nei prossimi anni, mentre la crescita della spesa sanitaria è prevista inferiore a quella del Pil.

Cartabellotta avverte che queste tendenze indicano un continuo e progressivo definanziamento del SSN, ignorando le reali esigenze della sanità pubblica e proseguendo sulla stessa strada intrapresa dai governi precedenti. In un momento in cui la salute pubblica dovrebbe essere una priorità, il paese si trova di fronte a sfide sempre più gravi, e la risposta delle istituzioni rimane insufficiente.

a.f.

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