Sanità - 25 ottobre 2024, 16:25

Borghi sulla crisi della sanità: "Realtà sempre più preoccupante: quando ci desteremo dal torpore?"

Il senatore ossolano: "Mentre altrove si punta su nuovi ospedali, nel Vco si torna a ciò che ha tenuto bloccato per un trentennio l'innovazione e l'evoluzione"

Borghi sulla crisi della sanità: "Realtà sempre più preoccupante: quando ci desteremo dal torpore?"

Il senatore ossolano Enrico Borghi interviene su uno dei temi più discussi degli ultimi mesi (e non solo): la profonda crisi nella quale si trova ormai da tempo la sanità pubblica nel Verbano Cusio Ossola. Tra la cronica carenza di personale, le dispute sull’ospedale unico, le polemiche sui gettonisti e l’investimento della regione Piemonte per la riqualificazione dei due ospedali di Verbania e Domodossola, il senatore Borghi dice la sua, sottolineando i non pochi problemi a cui la sanità della provincia deve far fronte. Queste le sue parole, pubblicate nella sua rubrica sulle pagine del “Popolo dell’Ossola”:

“Forse qualcuno ricorderà un film del 1993, "Ricomincio da capo" nel quale un brillante Bill Murrey per un motivo misterioso era condannato a risvegliarsi tutti i giorni intrappolato dentro un "loop" temporale, ovvero obbligato sempre a rivivere il 2 febbraio, giorno nel quale negli Stati Uniti d'America si festeggia il "Giorno della marmotta". Da allora, è l'espressione per definire eventi che si ripetono esattamente uguali, dentro una circolarità nella quale sembra non si riesca mai a interrompere il ciclo dell'eterno ritorno all'indietro e nella quale si è sempre intrappolati a ripetere le stesse cose, a risentire le stesse frasi, a rivivere gli stessi momenti. C'è forse qualcosa di più avvicinabile alla logica del "giorno della marmotta", nel Verbano Cusio Ossola, della vicenda sanità?

Sono ormai trent'anni che si consumano, su questa vicenda, coazioni a ripetere che sembrano la replica del criceto che ansima girando dentro una ruota che resta perennemente ferma perché non fa altro che ruotare su se stessa.

È di questi giorni l'annuncio da parte della regione Piemonte dell'aggiornamento del piano di edilizia sanitaria: 4,5 miliardi di investimenti tra risorse Inail, fondi dello Stato, regionali, europei (Pnrr) e risorse private. Spiccano nel piano la costruzione di 11 nuovi ospedali (oltre che la polemica tra il nuovo assessore alla sanità Federico Riboldi, di Fratelli d'Italia, e il suo predecessore e oggi presidente della commissione sanità in consiglio regionale, il leghista Luigi Genesio Icardi).

Mentre Torino, Novara, Vercelli, Cuneo, Alessandria, il quadrante Saluzzo-Savigliano-Fossano staccano il biglietto per nuovi nosocomi, nel Verbano Cusio Ossola si ritorna alla politica del piccolo cabotaggio che ne ha tenuto bloccato per un trentennio l'innovazione e l'evoluzione. Anziché puntare su un nuovo ed unico ospedale, come insegna la logica, si preferisce tenere in piedi un'azienda sanitaria (in deficit permanente) con un ospedale diviso esattamente in due tronconi distanti 40 km uno dall'altro, e con una direzione aziendale collocata in una città che non è sede né di uno né dell'altro plesso ospedaliero.

Inevitabile, con la scelta di ristrutturare i due vecchi plessi, l'innesco delle polemiche che ormai ciclicamente risorgono, tra i "guelfi" della conservazione dell'esistente e i "ghibellini" dell'ospedale nuovo e unico.

Il sole del giorno della marmotta che si riaffaccia sul Vco non illumina, però, solo uno spettacolo che ogni volta torna in scena uguale a se stesso. Ma inonda di luce una realtà sempre più preoccupante. La mobilità passiva ha sfondato "quota 50", arrivando al 52,2% (ovvero un cittadino su due se ne va per curarsi); la perdita di esercizio 2023 dell'azienda sanitaria locale del Vco (attestato da una delibera della giunta regionale del 10 giugno 2024)  ha toccato quota 24 milioni e mezzo; la carenza di personale sanitario ha raggiunto livelli di cronicità, che obbliga da un lato a pesanti esborsi per far fronte ai vuoti di organico con soluzioni tampone e dall'altro pone pesanti interrogativi sul futuro.

Eppure, tutto ciò non sembra destarci dal torpore del giorno della marmotta. Fino a quando?”.

l.b.

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