Che la sanità pubblica, nel Verbano Cusio Ossola, stia attraversando un momento di profonda crisi è ormai noto a tutti. Tra la cronica carenza di personale negli ospedali, le Case della Salute che stentano a decollare, migliaia di pazienti rimasti senza medici di base, liste d’attesa infinite e promesse (che saranno mantenute?) da parte della regione, la situazione è decisamente critica. E lo sanno bene anche i giovani medici del territorio che, una volta usciti dall’università, tendono ad abbandonare la provincia per cercare lavoro altrove.
“Ad oggi, le prospettive di lavoro negli ospedali di Domodossola e Verbania non sono delle più rosee – ammette un giovane medico ossolano, da poco laureato e alle prese con le prime esperienze lavorative -. Non mi stupisce che, come me, molti miei coetanei nati e cresciuti in provincia, dopo aver terminato gli studi in altri ospedali non abbiano intenzione di tornare nel Vco”.
Non è una novità per nessuno, infatti, che la maggior parte dei neolaureati – che siano medici, infermieri o altri professionisti sanitari – preferiscano cercare lavoro fuori provincia: nella vicina Svizzera, attirati per lo più da stipendi più alti, o in strutture sanitarie come quelle di Novara, Milano, Torino o altre grandi città; oppure, se restano sul territorio, migrano nel settore privato. E le motivazioni sono numerose: “I medici strutturati negli ospedali del Vco sono ormai pochissimi – sottolinea il giovane medico ossolano – e non sembra che l’Asl abbia intenzione di assumerne di nuovi. E, se lo fa, gli stipendi e le condizioni di lavoro non sono adeguati”.
In mancanza di assunzioni, i reparti sono quasi del tutto in mano ai soli gettonisti: “Non condivido questa soluzione – prosegue il medico -, perché credo che un servizio sanitario pubblico debba poter contare su medici strutturati che siano sempre presenti sul territorio. Dall’altro lato, però, non posso biasimare chi offre le proprie prestazioni a gettone: se non vengono proposte altre soluzioni, con contratti e stipendi accettabili, è comprensibile che un professionista si lasci attrarre da un guadagno più “facile” e da un’occupazione tutto sommato stabile”.
Una soluzione però, cha sia l’ospedale unico, la tanto discussa riqualificazione dei due ospedali o qualunque altra, va trovata in fretta: solo così si potrà sperare di riportare sul territorio una nuova generazione di professionisti ed evitare che si disperdano altrove.