Economia - 21 gennaio 2025, 12:00

Lavoro, la denuncia di Borghi: "Il Vco è la provincia piemontese con le buste paga più basse"

Il senatore ossolano: "Disparità, sperequazioni e diseguaglianze dovrebbero richiamare la politica a fare il proprio mestiere"

Lavoro, la denuncia di Borghi: "Il Vco è la provincia piemontese con le buste paga più basse"

Il Vco è la provincia piemontese con le buste paga più basse. La denuncia arriva dal senatore ossolano Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva a palazzo Madama, che ha approfondito la questione nella sua consueta rubrica che tiene sulle colonne della Stampa Diocesana.

"Il rapporto della Cgia di Mestre - scrive Borghi - ha messo in evidenza la sperequazione interna al Piemonte sul valore delle buste paga dei lavoratori dipendenti privati. E, tanto per cambiare, il Verbano Cusio Ossola si ritrova "maglia nera" nella classifica. Che ha alcuni aspetti paradossali.

Il Piemonte, infatti, si afferma come la terza regione italiana per retribuzione media lorda mensile, dopo la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Ma le buone notizie finiscono qui. Perché se si va a scandagliare il dato, ci si rende conto di un tema che è diventato ormai strutturale della realtà subalpina: la fortissima sperequazione tra centro e periferia. Torino, infatti, registra un dato medio di busta paga pari a 2.033 euro al mese; il Verbano Cusio Ossola resta al palo con un dato medio di 1.594 euro. I lavoratori dipendenti privati della provincia azzurra, insomma, sono pagati il 21,5% in meno dei loro colleghi della città metropolitana di Torino. Ovviamente, a guidare la classifica generale nazionale c'è Milano dall'altro della sua retribuzione media di 2.642 euro al mese, e a seguire le province lombarde ed emiliane tutte con dati sopra i duemila euro. Il dato del Verbano Cusio Ossola si attesta attorno a valori abruzzesi. Una amara conferma in più, dopo gli altrettanto allarmanti dati diffusi sull'inverno demografico nelle scorse settimane già oggetto di una riflessione in questa sede, dello scivolamento verso il basso degli indici di qualità della vita del territorio del Vco."

Borghi si è poi soffermato sui motivi che determinano questo sbilanciamento, che fa del nostro territorio la Cenerentola piemontese: "Le analisi degli economisti spiegano che i salari sono più alti dove ci sono le grandi aziende, le società di servizi, la presenza della finanza e dell'innovazione. E fatta la tara al fatto che siamo in presenza sia della media del pollo di Trilussa, e che la realtà non è tutta nei dati ufficiali, resta il fatto che il modello produttivo del Vco arranca. E, per dirla con una battuta, non bastano Asl e Svizzera a risolvere un problema che è anzitutto di vocazione produttiva e identitaria. Turismo, servizi, pubblica amministrazione e piccole imprese - i perni dell'occupazione del territorio, oltre alla "fabbrica frontalierato"- sono i comparti che maggiormente scontano difficoltà in termini di valore aggiunto e di produttività, e tutto questo si scarica nei salari, che scontano anche il fatto che mentre in media sono aumentati del 3,5% hanno scontato un'inflazione che ha inciso per il 5,6%."

La conclusione del parlamentare ossolano apre la porta al dibattito, e lascia prefigurare qualche esigenza di correttivo: "Disparità, sperequazioni e diseguaglianze dovrebbero richiamare la politica a fare il proprio mestiere, che non è quello di fare la propaganda come purtroppo avviene oggi a tutti i livelli ma è quello di costruire il futuro partendo dall'analisi del presente e dalla conoscenza del passato.

Appare evidente che il Vco, oggi, vive di una crisi di modello. E non è la generale acquiescenza della maggior parte delle amministrazioni locali verso il potere torinese e regionale, o il torpore che sembra essere sceso anche su componenti della società civile e dei corpi intermedi un tempo decisamente più effervescenti, che può risolvere questa dimensione. Viviamo sostanzialmente nella speranza che la Svizzera dreni e assorba la nostra manodopera, in una condizione che ha di fatto però prosciugato l'industria e la media impresa in tutta la fascia di confine. Un ripensamento di modello produttivo si impone. E qualche idea in proposito nelle prossime rubriche proveremo a farla”.

Vedremo quali saranno queste proposte. Appare comunque certo, alla luce di queste osservazioni, che qualcosa occorrerà fare!

Redazione

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