Sanità - 22 febbraio 2025, 19:00

Case della salute, una realtà del nostro territorio FOTO

Al dibattito di Villadossola, presente l'ex ministro Speranza, i medici hanno rimarcato l'importanza di questi presidi territoriali e anche dell'ospedale unico per il Vco

Case della salute, una realtà del nostro territorio   FOTO

C’è una realtà che affiora – pur tra  mille difficoltà - dall’incontro sulla sanità di sabato a Villadossola, dove era presente l’ex ministro Roberto Speranza. Dibattito dal titolo eloquente: ‘’Salviamo la  sanità pubblica’’.

Una realtà che funziona, dicevamo.  Parliamo delle case della salute (quattro in tutto), presenti sul territorio del Vco. Strutture il cui ruolo  è stato messo in evidenza da due professionisti che ci lavorano: Antonio Lillo, vicepresidente dell’Ordine e medico alla casa della salute di Cannobio, e Domenico Delbarba, che opera alla casa della salute di Crevoladossola.

Realtà ben avviate, che coprono il territorio facendo da filtro con gli ospedali. ‘’Realtà funzionante quella di Cannobio, con i medici che ci lavorano tutto il giorno e poi vanno anche negli ambulatori territoriali, che così non vengono abbandonati’’ dice Lillo, rimarcando quello di Cannobio è un presidio che opera 12 ore al giorno e che ha visto l’anno scorso ‘’passare’’ oltre 7 mila pazienti . ‘’Abbiamo una diagnostica di primo livello – spiega – e garantiamo al paziente un servizio prezioso che fa sì che i pazienti non si sentano abbandonati’.

Stesso discorso per la casa della salute di Crevoladossola. Dice Damiano Delbarba: ‘’Ci operano diversi medici, con una capillarità di ambulatori aperti dalle 8 alle 20. Un servizio che garantisce il rapporto di fiducia tra paziente e medico, con quest’ultimo che conosce la ‘storia’ della persona. Ci sono anche due segretarie, un servizio infermieristico, una psicologa e una assistenza sociale. Presto vi si trasferirà anche la guardia medica’’.   Delbarba afferma che è stato ''chiesto ad asl e Regione di fare della casa di Crevoladossola l’ospedale di comunità ossolano’’.

Un appello a realizzare un nuovo ed unico ospedale nel Vco è arrivato anche da Stefania Munegato, dottoressa dell’asl che lavora al San Biagio, che ha spiegato perché è rimasta a lavorare  nel Vco pur avendo molte possibilità di trasferirsi altrove con vantaggi anche professionali. ‘’Non importa dove si farà l’ospedale nuovo, importante è farlo – dice- . Due presidi sono troppo svantaggiosi, non hanno senso perché non ci sono risorse umane per lavorare in due ospedali che sono poco attrattivi per pazienti e medici’’.

Un tema sostenuto anche da Chiara Corbellini della Cgil Novara Vco, che ha ripercorso le difficoltà incontrate dal personale sanitario, i problemi legati alla mancanza di infermieri e medici, il lavoro precario che ancora esiste in sanità ed una situazione che anche nel Vco vede gran parte di lavoratori operare sempre più nell’assistenza e nella sanità privata.

Renato Balducci

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