Attualità - 05 marzo 2025, 20:00

Venti anni fa la liberazione di Giuliana Sgrena, don Sacco: ''Un'esperienza molto coinvolgente''

Oggi vice vicario parrocchiale a Villadossola, ricorda i momenti vissuti con i genitori della giornalista rapita in Iraq

Franco, Giuliana e Netta Sgrena, nel riquadro don Renato Sacco

Franco, Giuliana e Netta Sgrena, nel riquadro don Renato Sacco

‘’Mi è salita la pressione alla stelle’’. Era il 5 marzo 2005 e quelle erano state le prime parole di Franco Sgrena, papà di Giuliana, alla notizia che la figlia era stata liberata dopo 28 giorni di prigionia in Iraq, dove venne rapita, il 4 febbraio, da un gruppo jihadista.

Era il  5 marzo 2005 e la libe­ra­zione della giornalista italiana fu annunciata da Al Jazeera, anche se Giuliana Sgrena venne a sapere che sarebbe stata liberata in giornata dai suoi rapitori. ‘’Emozionata ma felice’’ disse Antonietta, la mamma di Giuliana mentre casa Sgrena si riempiva di gente. La loro villetta era assediata. La brutta avventura per Giuliana era finita.

Sono passati 20 anni e oggi c’è chi ricorda quel rapimento che tenne col fiato sospeso l’Italia intera. Anche perché la liberazione di Giuliana costò la vita a Nicola Calipari, agente del Sismi, ucciso dal ‘’fuoco amico’’ di un militare statunitense.

Vent’anni dopo chi ricorda bene quei momenti è don Renato Sacco, oggi a Villadossola come vice vicario. Don Sacco fu molto vicino alla famiglia Sgrena, in quei momenti difficili.

‘’E’ una esperienza ancora oggi molto coinvolgente – racconta don Renato - . Io Giuliana non la conoscevo, ma andai a trovare i suoi genitori perché ero un conoscitore dell’Iraq, che conoscevo per essersi stato. Mi dicevano che come ‘iracheno’  potevo dare conforto  a loro. E da lì è nato un legame profondo, di sostegno. Era come se uno come me che era stato in Iraq potesse far stare tranquilli loro. Ho, di quei momenti dolorosissimi, un ricordo eccezionale, di giorni di grande umanità . Due persone che sapevano affrontare la preoccupazione con tanta dignità, pur senza sapere se la figlia l’avrebbero riabbracciata’’.

Un giorno, don Sacco accompagnò a casa Sgrena, Louis Sako, che poi divenne patriarca di Baghdad , che conosceva Giuliana. Così come altre volte fece visita il vescovo monsignor Renato Corti.

’Devo essere grato a questa famiglie. Ricordo che Franco Sgrena mi disse: non ho mai avuto così tanti preti per casa. Quando Franco morì– ricorda don Sacco – intervenni anche al funerale dicendo che, se lui avesse potuto vedere, avrebbe detto che neanche al funerale lo lasciavano stare tranquillo’’.

Poi prosegue: ‘’Feci anche il funerale di mamma Antonietta in chiesa a Masera. E’ una famiglia di cui ho solo ricordi molto affettuosi’’.

La liberazione di Giuliana, come detto, costò la vita a Nicola Capilari, ucciso ad un posto di blocco di soldati americani. Dice don Renato: ‘’Visto tutto quello che sta succedendo oggi con i servizi segreti anche deviati io credo che invece Calipari sia il volto umano delle istituzioni. Mi riferisco al caso di don Mattia Ferrari, il cappellano di bordo di Mediterranea, e di cui sono amico, che è tra le persone spiate non si sa ancora da chi, mentre Capilari è il vero volto delle istituzioni. Per questo bisogna stare attenti a dire delle istituzioni che sono tutte uguali. Caliparì scelse di andare a liberare Giuliana, dimostrando umanità, rimettendoci la vita per di salvarla. Lui sì  fu un vero uomo delle istituzioni’’.

Renato Balducci

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