Sanità - 07 aprile 2025, 19:00

''La regione si decida: serve un ospedale unico baricentrico''

Intervista al neo segretario Pd Riccardo Brezza sulla situazione della sanità nel Vco, sulla fuga di personale verso la Svizzera e sulla crescita di nuove strutture sanitarie private

''La regione si decida: serve un ospedale unico baricentrico''

Riccardo Brezza, neo segretario provinciale del Pd, credo che la sanità sia oggi il problema più pressante per il Verbano Cusio Ossola. Provincia divisa tra ospedale nuovo e i due presidi da rinnovare ma anche alle prese con tempi lunghi per le visite e gli esami medici. Cosa serve al Vco per migliorare?

 “La situazione sanitaria nel Verbano Cusio Ossola è sempre più critica e non possiamo più permetterci di restare immobili. Le liste di attesa di allungano sempre di più e anche le prestazioni minime rischiano di non essere garantite in tempi certi. Questo nonostante l’impegno quotidiano e serio del personale sanitario che continua a credere in questo territorio. Personale però che comincia ad essere stufo di promesse senza vedere nessun significativo miglioramento. Il Partito Democratico del Vco ribadisce con forza la necessità di un ospedale unico, moderno e baricentrico, che sia punto di riferimento per tutta la provincia. Non si tratta solo di un'infrastruttura: si tratta di costruire attorno a essa una rete territoriale capillare, con servizi di prossimità, medicina di base rafforzata, assistenza domiciliare e un servizio di emergenza urgenza avanzato, efficiente e ben distribuito.

Quello che serve, oggi più che mai, è una visione integrata della sanità, in cui l’ospedale unico sia il perno di un sistema pubblico che torna a prendersi cura delle persone, con tempi certi, accesso equo e personale adeguato”.

Il Pd è per l’ospedale unico, ma resta il nodo della sua ubicazione che è il più delicato?

“La posizione del Pd provinciale è chiara e coerente: serve un ospedale baricentrico, ovvero collocato in modo da servire equamente tutti i cittadini del Vco. L’ubicazione non può essere frutto di pressioni localistiche o logiche campanilistiche, ma deve rispondere a criteri oggettivi di accessibilità, efficienza e sostenibilità. Noi chiediamo trasparenza e partecipazione in questo processo decisionale. Non possiamo permettere che la politica regionale continui a temporeggiare o, peggio, a giocare con i territori. La regione Piemonte prenda una scelta e la condivida con la Conferenza dei Sindaci. Se si continua con il balletto del parere ministeriale che copre solo divisioni in casa del centrodestra rischiamo di non avere più una sanità pubblica territoriale”.

Il nodo è anche la sanità svizzera che attrae personale della nostra provincia?

“Certo, ed è un problema che conosciamo bene. La fuga di personale verso la sanità svizzera è un campanello d’allarme che segnala quanto sia urgente valorizzare i professionisti sanitari nel nostro territorio, con stipendi competitivi, stabilità contrattuale e condizioni di lavoro dignitose. Serve un investimento serio e strutturale per trattenere e attrarre medici, infermieri e operatori. Non possiamo più permettere che il Vco venga considerato una terra di confine da cui si può solo scappare. Su questo regione Piemonte e Governo non hanno fatto letteralmente nulla”.

Nel Vco stanno sorgendo molte strutture sanitarie private: è il segnale che la sanità pubblica è in panne?

“Sì, purtroppo lo è. Ma non è frutto di un destino cinico e baro, è il frutto di scelte politiche precise. Cirio vuole in Piemonte il modello di sanità lombardo, che ha mostrato tutta la sua inefficienza durante la pandemia. Meloni è a capo di un governo che è al primo posto nella classifica dei governi che hanno investito meno in sanità pubblica, i numeri hanno la testa dura e sono lì a confermarlo. La proliferazione di strutture private nel nostro territorio è la conseguenza diretta dell’indebolimento della sanità pubblica, responsabilità che ricade sui due livelli di governo. I tagli, i ritardi, le scelte sbagliate hanno favorito un sistema in cui chi può permetterselo va dal privato, e chi non può... resta in lista d’attesa.

Per quel che ci riguarda diciamo no alla privatizzazione strisciante della sanità. La salute è un diritto universale, non un privilegio. Difendere il servizio sanitario pubblico significa difendere l’uguaglianza, la coesione sociale, la dignità delle persone”.

Renato Balducci

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU